BENEDETTA CUCCI
Cronaca

"In ’San Damiano’ abbiamo messo lo stupore di una storia vera"

Gregorio Sassoli e Alejandro. Cifuentes presentano il doc. prodotto e distribuito. grazie al plauso del pubblico.

Gregorio Sassoli e Alejandro. Cifuentes presentano il doc. prodotto e distribuito. grazie al plauso del pubblico.

Gregorio Sassoli e Alejandro. Cifuentes presentano il doc. prodotto e distribuito. grazie al plauso del pubblico.

’San Damiano’ è l’ennesima storia di un film che nessuno voleva produrre e che invece, sorretto da un credo ostinato, ha incontrato il plauso del pubblico. Lo raccontano Gregorio Sassoli (a destra nella foto), bolognese, classe 1989, cresciuto a film e cineteca, con tante esperienze sui set tra cui ’This must be the Place’ di Sorrentino e Alejandro Cifuentes (a sinistra), del 1990, milanese con studi di filosofia a Bologna, i due registi folgorati dalla storia di questo ragazzo polacco che vive su una torre intorno alla Stazione Termini. Stasera alle 21 presentano il documentario al Modernissimo, domani alle 18 e martedì alle 20 il film sarà in Sala Cervi della Cineteca e il 19 maggio alle 21,15 al Pop Up Arlecchino: tappe di un vero e proprio on the road italiano in nome del cinema.

Siete due registi ostinati, ’San Damiano’ sta ricevendo il gradimento del pubblico. "Ci dicevano che il film non sarebbe stato commerciabile, ma noi abbiamo deciso di fare una distribuzione indipendente che sta dando i suoi frutti, perché c’è una grande partecipazione del pubblico, soprattutto tra i giovani, e quel che credevamo si sta verificando. La prima sala ad ospitarci è stato il cinema Troisi di Roma, dal 10 aprile per quattro proiezioni che poi sono diventate molte di più, visto che il film è ancora in programmazione. Da allora ogni giorno lo presentiamo in una città diversa e se va bene allora ci sono anche le repliche".

Come nasce ’San Damiano’? "È successa una cosa incredibile, perché stavamo scrivendo un film di finzione e non pensavamo di fare un documentario. Per ricerca, dopo un anno di volontariato nella Comunità di Sant’Egidio, volevamo dormire una notte a Termini, per scrivere meglio il nostro personaggio, un senzatetto. Arrivati lì, dopo mezz’ora abbiamo incontrato Damiano, un artista col sogno di fare il cantante, in fuga da un ospedale psichiatrico in Polonia, senza un soldo, un vagabondo. Era arrivato a Roma il giorno prima, ci dice che aveva passato una notte su una torre, ci porta a vederla, ci arrampichiamo e saliti sulla torre delle Mura aureliane, scopriamo che ne ha fatto la sua casa. Perché lui dice che non dormirebbe mai per terra. Se questa persona fosse stata immaginata e scritta, forse non sarebbe stata credibile. Poteva essere solo vera e noi l’abbiamo incontrata".

Benedetta Cucci