Incidente Bologna, i residenti. "Ci gridavano di scappare perché qui scoppia tutto"

Tra la gente di Borgo Panigale, spaventata e stanca: "Basta morti, fate qualcosa. Oppure è meglio andarsene"

Le case di Borgo Panigale a pochi metri dall'ennesimo incidente sul viadotto autostradale

Le case di Borgo Panigale a pochi metri dall'ennesimo incidente sul viadotto autostradale

Bologna, 31 luglio 2019 - Su una cosa sono d’accordo tutti, residenti e commercianti da via Emilio Lepido a Cesare Correnti: "Qui viviamo nella paura". Nella paura di un’altra esplosione come avvenne il 6 agosto 2018 o come è accaduto ieri (foto) quando il tamponamento fra Tir sul raccordo autostradale ha causato la morte di un camionista e il ritorno del terrore (video) a Borgo Panigale.

Paolo Mantovani ha l’officina proprio sotto il ponte della tangenziale. "Lo scorso anno – dice – per fortuna ero chiuso, altrimenti sarei morto. Mi è esploso tutto, ero andato in vacanza mettendo dentro la macchina e al mio ritorno non c’era più nemmeno quella. Oggi stavo lavorando quando ho sentito un gran busso, ho chiuso la saracinesca e sono scappato via. Troppo pericoloso. E se accadeva ancora?". Serve una soluzione, dice con rabbia, "invece di pensare al tram, si mettano in sicurezza la tangenziale e l’autostrada".

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Giri l’angolo e sei in via Correnti dove trovi ‘Memole parrucchieri’ con Maria Grazia Tonelli, la titolare, e Giada Gianfrancesco. "Quattro scoppi, uno dietro l’altro – raccontano –, poi abbiamo sentito le sirene. I carabinieri che gridavano di uscire e andare via, dal negozio siamo scappate tutte, c’erano le clienti con mèches e asciugamani in testa. Lavorare qui è diventato troppo pericoloso. C’era un fumo pazzesco e chi urlava ‘ora scoppia, ora scoppia tutto’". Qualcuno abbozza l’idea di una raccolta firme, altri invocano un incontro urgente con le istituzioni, altri ancora pensano addirittura di vendere tutto e andarsene in un altro quartiere.

Perché "ormai è sempre la solita storia". Remo Cavina vive in via Marco Emilio Lepido da 26 anni e da 6 lavora come vetraio nel negozio accanto a quello delle parrucchiere. Come il 6 agosto di un anno fa, racconta, era salito in casa per pranzare. "Lo scorso anno aprii le finestre, sentii il primo botto e gridai a mia moglie di gettarsi sotto il letto perché sarebbe esploso tutto. Oggi (ieri per chi legge, ndr) mi ero appena seduto a tavola quando c’è stato lo schianto tra i camion. Uno incastrato nell’altro. Terribile".

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Dal suo balcone al quarto piano, se giri la testa a destra si vede San Luca mentre davanti scorrono le lingue di tangenziale e autostrada. Proprio al centro, lo scenario oggi è solo di sangue e morte. Sono le 17.50 quando i vigili del fuoco (video), dopo oltre tre ore di lavoro, sono riusciti ad estrarre il corpo carbonizzato di Gheorg Pantea Moglan, classe 1951 di origini romene. "La polizia e i pompieri sono arrivati in pochissimi minuti, davvero efficientissimi. Ma ora basta questi scenari, basta morte...", chiude con un filo di voce Remo. Perché dal suo balcone vuole a tornare a vedere solamente San Luca.

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