Incinta, le scoprono un tumore: salvate lei e la figlia

Bologna: Fabiana scopre la malattia alla testa in gravidanza: "Ora c’è Gioia, il cancro è solo un ricordo"

Fabiana Pirazzoli con la piccola Gioia

Fabiana Pirazzoli con la piccola Gioia

Bologna, 23 gennaio 2021 - Festeggia i tre mesi di vita della sua bambina, la tiene in braccio per non farla piangere e parla sottovoce. Fabiana Pirazzoli, 28 anni, ha partorito all’ottavo mese di gravidanza Gioia, mentre un emangioma, tumore raro, le comprimeva il cervello. Poi, il giorno dopo, ha affrontato un intervento di sei ore al Bellaria, dove il neurochirurgo Diego Mazzatenta è riuscito a portare via la massa passando dal naso con una sonda. La loro è una storia di cui si parlerà nei convegni internazionali di chirurgia endoscopica della base del cranio. Come ha scoperto la gravità della sua situazione? "Avevo mal di testa lancinanti e vomito: sembravano i fastidi della gravidanza, a cui si era aggiunta la sinusite. Invece, non era così. Una cura con antibiotici e i sintomi si erano attenuati. Ma un mese dopo si sono aggiunti i problemi alla vista, vedevo doppio, e così ho preso appuntamento da un oculista che ha visto delle macchie in fondo a un occhio". E che cosa ha deciso? "Sono andata al Pronto soccorso di Imola, la città dove abito, e mi hanno sottoposto alla Risonanza. Era il 21 ottobre. Ricordo di aver letto il referto, il dolore al capo era fortissimo, non ero molto lucida". Da lì è stata subito trasferita in ambulanza al Maggiore? "Sì. Mi hanno fatto un cesareo in anestesia spinale e ho visto Gioia un attimo, con la faccina bianca ancora sporca e con tanti capelli". Il nome è stato deciso in quel momento? "No, insieme al mio compagno Luca, ne avevamo scelto uno femminile e uno maschile: senza sapere il sesso prima. Abbiamo scoperto che era Gioia quando è nata: erano le 2 di notte, pesava 4 chili e 425 grammi". Una grande felicità? "Certo, però ero sotto i farmaci per il dolore. I medici parlavano con Luca. Il giorno dopo mi hanno trasportato al Bellaria e lì il neurochirurgo mi ha spiegato qual era l’intervento a cui mi avrebbero sottoposta: non era semplice, ma non c’erano altre soluzioni". La prima sensazione al risveglio? "Il mal di testa era sparito. Sono stata in terapia intensiva e quando mi hanno portato in reparto, pure con quello che avevo subito, il mio viso era normale, non ero gonfia, non avevo un rossore. L’unica spia dell’intervento erano i tamponi nel naso". Per quanti giorni è stata ricoverata? "Quattro. E quando mi hanno dimesso sono andata subito con Luca a vedere Gioia in terapia intensiva neonatale: un’emozione fortissima, ma ho iniziato a vivermela quando è arrivata a casa". Come è andato il rientro? "Pesante. Nelle prime due settimane non mi esprimevo bene, non riuscivo a dormire, avevo attacchi di panico, mi sembrava di non avere più il controllo della situazione. Invece, dovevo solo avere pazienza e aspettare che passasse un po’ di tempo. Oggi tutti mi dicono che sono stata forte. Il tumore è un ricordo". Gioia per quanto tempo è rimasta al Maggiore? "Tre settimane. Quando è arrivata lei mi sono sentita meglio e ho ricominciato a vivere. Ho una profonda gratitudine per tutto il personale degli ospedali che si è occupato di me e della mia bambina: persone competenti e gentili. Quando sarà possibile, andremo a trovarle. Penso a una donazione: in quei reparti hanno salvato me e Gioia".  

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