CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Indagati per terrorismo. Anarchici nel Forlivese. Perquisito un covo segreto

Nel 2023 l’incendio doloso delle auto Polfer a Rimini, poi la rivendicazione sul web. La lunga inchiesta condotta dalla Digos e la scoperta di un circolo. Quindici nei guai: alcuni sono della provincia, molti risiedono in Romagna.

Nel 2023 l’incendio doloso delle auto Polfer a Rimini, poi la rivendicazione sul web. La lunga inchiesta condotta dalla Digos e la scoperta di un circolo. Quindici nei guai: alcuni sono della provincia, molti risiedono in Romagna.

Nel 2023 l’incendio doloso delle auto Polfer a Rimini, poi la rivendicazione sul web. La lunga inchiesta condotta dalla Digos e la scoperta di un circolo. Quindici nei guai: alcuni sono della provincia, molti risiedono in Romagna.

Indagine per terrorismo, tra i sospettati ci sono diverse persone residenti in Romagna, alcune anche nella provincia di Forlì-Cesena. Sono 15 le persone indagate a piede libero per incendio, danneggiamento aggravato e terrorismo in concorso tra loro per l’azione del 20 aprile 2023, quando, alle 5 del mattino, due auto della Polfer parcheggiate in stazione a Rimini vennero date alle fiamme, nel piazzale interno allo scalo nord. Dietro tutto questo, ci sarebbe un gruppo di area anarchica con ‘base operativa’ in un circolo del Forlivese, che loro chiamano ‘Casa Santa’.

I primi accertamenti sull’incendio rilevarono la presenza di due persone incappucciate (una, che si vede in un video, potrebbe essere una 32enne bolognese). Mercoledì all’alba sono scattate le quindici perquisizioni delle Digos di Bologna, Forlì-Cesena, Rimini, Milano, Torino e Lucca, coordinate dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione.

Dopo l’azione contro la Polfer, su un sito di area anarchica era comparsa la rivendicazione: "Si è scelto di attaccare con il fuoco la polizia ferroviaria – si leggeva –, misera appendice della Polizia di Stato, addetta all’infame compito della salvaguardia della sicurezza in ambito ferroviario. Il loro ruolo di guardiani dei cosiddetti confini di stato ha rappresentato un motivo in più per fargli visita proprio sotto casa loro. Infatti il costante monitoraggio che la Polfer agisce su ‘presunte’ persone senza documenti rappresenta un serio ostacolo per chi vuole muoversi liberamente".

Nella stessa rivendicazione, sottolinea la Questura di Bologna, erano poi riportate frasi in solidarietà agli anarchici cileni "Monica e Francisco", oltre che ai noti esponenti anarchici italiani "Anna, Juan, Aldo, Lucas, Ivan, Zac", accompagnate da "un pensiero solidale a Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, da 17 anni sottoposti al regime di 41 bis". Nadia Desdemona Lioce è stata arrestata il 2 marzo 2003 dopo uno scontro a fuoco su un convoglio del treno regionale Roma-Firenze nel quale morì anche un agente di polizia: ha partecipato agli omicidi del docente universitario Massimo D’Antona nel 1999 e del giuslavorista bolognese Marco Biagi, nel 2002, per conto delle cosiddette ‘Nuove Brigate Rosse’.

Nel video di quella notte, si vedono due persone entrare in azione con una tanica, mentre danno fuoco alle auto Polfer. Nel video, si vedono i due soggetti mentre si avvicinano alle macchine, si nascondono lì dietro, accovacciandosi, e poi si allontanano, con passamontagna e vestiti scuri.

Attraverso una lunga indagine ’vecchio stampo’, la Digos è risalita a un gruppo di persone che facevano ’base’ in un circolo anarchico nel Forlivese, fuori dal capoluogo, chiamato ’Casa Santa’. Si tratta di una struttura agricola composta di alcuni casali, frequentata appunto da persone di fede anarchica. La polizia è arrivata a loro tramite attività di monitoraggio e studio delle immagini delle telecamere. In sede di perquisizione, sono stati sequestrati cellulari, computer, pen drive e indumenti.

E ora, con l’analisi dei dispositivi sequestrati e i riscontri investigativi, si vuole chiudere il cerchio. Se nell’azione vera e propria si vedono due persone, infatti, dagli indumenti e dagli zaini abbandonati sul luogo gli investigatori hanno ricostruito che c’erano altre persone a fare ’da palo’, quella notte. Su uno degli indumenti lasciati lì sono state anche trovate tracce di Dna femminile. Ora, si potrà procedere con le analisi e i riscontri.