
Francesco Pugliese, ex amministratore delegato di Conad, finito nella bufera. I 9 indicati nell'inchiesta sono accusati, a vario titolo, di corruzione e autoriciclaggio
Bologna, 13 marzo 2025 – Furono due dirigenti delle coop Conad, che sentirono puzza di bruciato, a far partire l’inchiesta di Procura e Guardia di finanza che ha portato al maxi sequestro da 36 milioni di euro, eseguito oggi, ai danni degli ex vertici di Conad, in primis l’ex ad Francesco Pugliese, e del finanziere internazionale Raffaele Mincione, residente in Svizzera.
La denuncia-querela del 2022
Il 13 luglio 2022, infatti, Roberto Toni e Luca Signorini, allora rispettivamente legali rappresentanti delle coop Conad Nord Ovest e Conad Centro Nord presentarono una denuncia-querela contro Pugliese (allora amministratore delegato di Conad) e Mauro Bosio, all’epoca direttore finanziario di Conad, nonché contro Mincione, a capo del gruppo Wrm che assieme a Conad aveva rilevato, nell’ambito dell’operazione ‘Mont Blanc’, il gruppo Auchan Italia Spa, cioè il ramo italiano del gruppo di distribuzione francese.
Toni e Signorini avevano chiesto più volte chiarimenti a Pugliese per alcune operazioni, fra cui l’acquisizione di Auchan appunto, in cui c’erano diversi aspetti poco chiari su presunti conflitti di interesse e ingenti somme pagate non si capiva bene a chi e perché.
Le indagini: i reati e gli indagati
Le indagini partite da quella denuncia hanno dato vita all’inchiesta che oggi vede indagate 9 persone accusate, a vario titolo, di corruzione fra privati e autoriciclaggio. Oltre a Pugliese, Bosio e Mincione, sono coinvolti anche Stefania Cannalire e Luigi Pugliese (la moglie e il figlio di Pugliese), Marco Candiani, affermato imprenditore del settore trasporti, oltre a Fabio Bosio (fratello di Mauro), Emilio Oliviero e Davide Oliviero.
Chi è il broker Mincione
Mincione, manager e broker internazionale, è una vecchia conoscenza delle cronache giudiziarie perché già nello scandalo che ha travolto il Vaticano e sfociato nel processo per la compravendita da parte della Santa Sede del palazzo di Sloane Avenue a Londra. Processo che ha visto le condanne (in primo grado) del cardinal Giovanni Angelo Becciu e dello stesso Mincione.
Un giro d’affari da milioni di euro
Tornando all’inchiesta sugli ex vertici Conad, Mincione è accusato di aver dato 11,3 milioni a Pugliese e Bosio, gestori di fatto di una società di consulenza, Ramaf Srl. Un versamento di una somma che, secondo gli investigatori, sarebbe stata dissimulata come pagamento da Mincione alla fiduciaria di fantomatiche attività di consulenza in realtà mai eseguite. In pratica nell'ambito dell'operazione di acquisizione di Auchan da parte di Conad, Pugliese e Bosio avrebbero fatto partecipare il gruppo Wrm Capinvest Ltd controllato da Mincione poi, dopo aver costituito una 'società veicolo’, fu rilevata la sub-holding italiana del gruppo francese, titolare di vari punti vendita (supermercati) e immobili commerciali. Con questa operazione, l'ipotesi di accusa è che gli immobili siano stati ceduti a fondi immobiliari gestiti da Mincione e il consorzio si sia impegnato a cedere a quest'ultimo al prezzo simbolico di 1 euro una parte consistente della quota di partecipazione detenuta nella società ‘veicolo’.
Inoltre, sempre tramite la società Ramaf, Pugliese e Bosio avrebbero ricevuto altri 3 milioni da società del settore trasporti per una attività di procacciatori di affari che in realtà era solo lo schermo (per l’accusa) della corruzione.
Quell’auto della Mille Miglia sotto la lente degli investigatori
Questo flusso enorme di denaro, per l’accusa, fu poi frazionato e destinato in parte, da Pugliese e Bosio ai propri familiari tramite varie società, al fine di schermarlo. Quei soldi furono in gran parte investiti, ma in parte anche utilizzati per attività ludiche e beni di lusso, come un’auto storica usata per partecipare alla Mille Miglie