Bologna, indagato per l'omicidio del padre muore nello schianto. L’ultimo messaggio

"Mi hanno abbandonato": lo sfogo era indirizzato al suo legale. L’uomo temeva di essere arrestato per l’omicidio del padre

Francesco Masetti (a destra) con il padre Antonino

Francesco Masetti (a destra) con il padre Antonino

Bologna, 22 novembre 2018 - «Mi hanno abbandonato tutti, ma io non ho ucciso mio padre. Sono innocente». Parole terribili, inviate da Francesco Masetti, ieri mattina, per messaggio al suo avvocato Alessandro Veronesi. Una sorta di sfogo, dove il trentottenne, indagato con la pesantissima accusa di aver ucciso, avvelenandolo, il padre settantenne, aggiungeva: «Domani ti arriverà un pacco con le mie disposizioni. Ti ringrazio per quello che hai fatto». Un messaggio che aveva subito messo in allerta il legale. A cui, negli scorsi giorni, il trentottenne aveva più volte confessato di vivere con l’ansia di essere arrestato. Così, l’avvocato Veronesi aveva immediatamente telefonato a Masetti. Il suo cellulare, però, era già spento. Un messaggio analogo (secondo l’agenzia di stampa Ansa) lo avrebbe mandato ad una ex fidanzata.

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Masetti, alle 16 di ieri pomeriggio, si è schiantato contro un tir, mentre a bordo della sua Dacia Duster percorreva la via Emilia, fra Parma e Fidenza. L’incidente è avvenuto all’altezza dell’abitato di Parola. Dell’auto di Francesco non è rimasto niente. E lui è morto sul colpo, mentre il conducente del camion è in condizioni critiche all’ospedale di Parma. Ora, quelle parole scritte al legale, alla luce dell’accaduto, suonano come un addio. E anche la dinamica dell’incidente sembra portare tutta nella direzione di un gesto volontario, visto che l’auto avrebbe centrato il camion in pieno, invadendo la corsia opposta. Ora toccherà alla polizia stradale di Parma, che ha effettuato i rilievi, chiarire l’esatta dinamica dell’incidente.

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Di cui sono stati informati il magistrato Antonello Gustapane, i carabinieri che indagavano sul presunto omicidio e la polizia di Bologna. A quanto pare, in un primo momento gli agenti della polstrada parmense non erano riusciti a identificare il ragazzo. Perché nella Dacia, assieme ai suoi effetti personali, c’erano anche quelli del papà Antonino. Francesco e Antonino erano rimasti soli dopo la morte dell’amata mamma. Due esistenze legate nella vita e ora, per circostanze drammatiche, per sempre anche nella morte.

 

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