Bologna, infermiere si schianta per sonno ed è multato. "Dopo 11 ore tra pazienti Covid"

La rabbia del compagno: "Dopo tutte quelle ore di lavoro nell'emergenza. Nessuna tutela dallo Stato". Il verbale: "Non era in grado di guidare"

Infermiere si schianta per il sonno e viene multato (foto Ansa)

Infermiere si schianta per il sonno e viene multato (foto Ansa)

Bologna, 4 novembre 2020 - Undici ore dentro uno ’scafandro’ tra i pazienti Covid, il viaggio stremato in auto verso casa, poi lo schianto per la troppa stanchezza accumulata. E infine la beffa con un verbale delle forze dell’ordine perché "il conducente del veicolo non era in grado di conservarne il controllo". Capita anche questo a chi, appena pochi mesi fa, per l’opinione pubblica intera veniva definito a gran voce eroe. Ma che eroe, durante questa seconda violenta ondata di pandemia da Covid, per chissà quale malato ragionamento, paradossalmente non lo è più. Anzi. Paradossale come la storia che vi raccontiamo e che parla di D., un infermiere di 31 anni, salvo per miracolo dopo uno schianto in tangenziale lunedì mattina. Erano eroi. "Dopo 11 ore di lavoro trascorse in uno scafandro si è addormentato, – racconta con amarezza Lorenzo, il suo compagno da oltre 10 anni – alla guida della sua auto mentre rientrava a casa.

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Prima ha urtato contro il guardrail, poi è rimbalzato contro il veicolo che sopraggiungeva nella stessa direzione". Del suo mezzo è rimasta la carcassa ma incredibilmente nessuno è rimasto gravemente ferito. Erano le 8 di lunedì, all’altezza dell’uscita 9 della tangenziale, direzione San Lazzaro. Da un paio di giorni D., da tempo in forza all’ospedale di Bentivoglio, era stato dirottato tra i pazienti Covid. "L’altra sera – riprende Lorenzo – ci siamo salutati alle 19.10 come ogni volta che fa la notte e ci siamo sentiti a mezzanotte, durante un momento di pausa. Poi sono andato a dormire fino alla sua chiamata alle 8 di mattina.

Era in lacrime, si era appena schiantato". Per un colpo di sonno dopo un tour de force in corsia, dove anche andare al bagno diventa un lusso. Triste normalità di questi tempi per un sanitario. La sanzione. In quel momento, in tangenziale, c’era anche una pattuglia delle forze dell’ordine che precedeva l’altro veicolo coinvolto nell’incidente. "Ebbene lo Stato, interpretato dai due uomini in divisa sul posto, ha ritenuto di sanzionare il mio compagno che mortificato ha dichiarato subito di essersi addormentato al volante. Sanzionato – chiosa Lorenzo – perché troppo stanco. Eppure non sono intervenuti i sanitari che accertassero le sue condizioni psicofisiche". Verbale controfirmato senza “nulla da dichiarare”. Del resto, sottolinea Lorenzo, "cosa poteva dichiarare l’eroe di corsia appena sopravvissuto a un incidente che vorrebbe solo dormire, in pace, nel suo letto?".

La politica, aggiunge Lorenzo, "preoccupata del numero di nuovi contagi, del numero dei posti letto, del numero delle vittime", quando si occuperà "in concreto dei professionisti e delle professioniste ridotti a numeri che operano in condizioni disumane?". Com’è possibile "tollerare turni di 11 ore chiusi a soffocare di sudore in uno scafandro?".

"Vado avanti". Da ieri D. è stato trasferito al Maggiore per esigenze di reparto dovute all’aumento degli ospedalizzati Covid, ma nonostante le ferite nel corpo e nell’anima, non ci pensa minimamente di restare a casa in convalescenza, nonostante il sacrosanto diritto. "Ecco il glorioso epilogo del nostro eroe che rischia la vita per 1.500 euro al mese – la rabbia di Lorenzo, torna a casa senza auto (che pagherà a rate ancora per due anni) e con il rimorso di aver coinvolto altre persone in un incidente". Piange camminando lentamente lungo il marciapiede, ha male alle ginocchia e il sapore del sangue ancora in bocca per l’impatto con l’airbag. In una mano tiene un sacchetto di plastica con le calzature da lavoro e la divisa di ricambio, nell’altra il bollettino per pagare la sanzione amministrativa: 84 euro. "Tutto questo mi indigna profondamente, mi fa soffrire. Lo Stato non tutela i propri operatori che stanno dando la vita per salvare questo Paese, spremuti fino all’osso". Oggi? No, D. non resterà a casa. "Non l’ho convinto. Si alzerà prima del solito e prenderà l’autobus per andare in reparto: “C’è troppo bisogno” mi ha detto. Cari signori, – conclude con un filo di voce – non meritate un eroe come lui".  

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