All’ombra delle discussioni, molto accese un paio di settimane fa, su sovraffollamento turistico e dominio di taglieri e tortellini soprattutto in centro, l’evoluzione a Bologna è proseguita, indicando una nuova stagione di investitori food dalle diverse radici, che hanno sentito comunque l’esigenza di cambiare rotta rispetto alla loro tradizione.
Un salto di prospettiva rispetto a un passato gastronomico che resta una eccellenza ma che risulta spesso sostanzialmente fermo nella certezza consolidata delle proprie famiglie. Il che è pure comprensibile, visto che la globalizzazione è una realtà da anni.
Questi ragazzi, dunque, si sono così tuffati nel grande mare della ristorazione straniera nella città metropolitana, che conta – come si diceva – 1.385 attività devote al cibo. Come dire: il fast food etnico di qualità sfida il classico ristorante, tutto apparecchiato, dove bisogna sempre prenotare, trovando un menu di qualità ma spesso con poche sorprese.
Ecco quindi che, in via Corticella è spuntato un fast food halal di proprietà di un giovane imprenditore pakistano, in uno spazio dove un tempo aveva tentato l’avventura (breve) un locale della catena Domino’s Pizza: ulteriore esempio di come le nuove generazioni abbiano trovato il coraggio di buttarsi in negli affari che meglio parlano della loro identità.
Si chiama ’Ik’s’ e sta diventando punto di riferimento per gruppi di giovani di seconda generazione (“È finalmente un posto chicchettino per chi mangia halal”, spiega un cliente), porta in città l’esperienza dello ’smash burger’, quello che, anziché essere poggiato delicatamente sulla griglia rovente, viene letteralmente schiacciato, aumentano la superficie su cui si formerà la crosticina.
E ancora ’Master Moo’, piccolo chiosco di panini cinesi del 22enne Lorenzo Xu, nato a Ferrara con origini orientali, e i due greci Vasileios Katsigiannis e Vasileios Zoidis, 32 e 42 anni, formatisi sotto le Due Torri, che hanno lanciato ’Skordato’, primo street food greco tutto biologico al Mercato Albani.
E se, qualche anno fa, già lo sbarco dei bao in città, i panini cinesi cotti al vapore, aveva scatenato l’entusiasmo dei gourmet, un po’ come successe con l’arrivo della cucina piccantissima di Chengdu e il mitico hot pot, la fonduta cinese, ora si registra il boom anche per i Jiaozi. Questi fagottini, infatti, si possono trovare in piccoli posti in giro per la città come la ravioleria del Quadrilatero in via Drapperie, aperta da Chen Chaofen, al posto di una vecchia macelleria. Segni particolari: cento per cento farina bio e carne “solo dalla macelleria della zona”.
Insomma, siamo davanti a un cambio di panorama culinario, tratteggiato da nuove menti forti del loro passato però, che decidono di ‘osare’ contando sulla voglia di ’testare’ gusti nuovi di tanti bolognesi e quella di un pubblico giovane, nato magari sotto le Due Torri, di assaporare i sapori delle proprie origini.