Investito e abbandonato in strada Franco è morto dopo 18 giorni "Ora aiutateci a trovare il pirata"
di Nicoletta Tempera
"Mio fratello Franco è stato travolto in bicicletta in via Emilia Levante. È morto il 21 dicembre scorso, dopo 18 giorni di coma. E adesso chiediamo, se qualcuno ha visto l’incidente, di farsi avanti. Di aiutarci a rintracciare il pirata della strada che se ne è andato senza prestare soccorso".
Maria Bertolucci ancora non ha potuto celebrare il funerale di suo fratello: il corpo del cinquantaseienne è a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre sono in corso le indagini, per omicidio stradale, affidate ai poliziotti del commissariato Bolognina Pontevecchio, per far luce su cosa è accaduto, la mattina del 3 dicembre, all’alba, di fronte alla clinica Villa Laura. "Mio fratello era malato psichiatrico, era una persona molto tranquilla e benvoluta – racconta Maria –. Quella mattina saremmo dovuti andare a fare colazione, ma non si è presentato. E per tutto il giorno non sono riuscita a sentirlo, malgrado solitamente mi chiamasse più volte. Ci siamo messi a cercarlo, preoccupatissimi. Fino a sera, intorno alle 21,30, quando mio marito è andato al Sant’Orsola e ha scoperto che era ricoverato in terapia intensiva. Nessuno ci aveva avvertito. È rimasto in coma per 18 giorni. Poi ci ha lasciato". Alla disperazione di un lutto tanto grande, adesso, si aggiunge il bisogno di colmare i buchi di quella giornata e soprattutto individuare chi ha lasciato Franco in strada, solo e ferito.
"La scarna ricostruzione dei fatti riferita – dice Maria – ci fa ritenere che Franco sia stato vittima di un omicidio stradale, da parte di una persona che, fra le 5,30 e le 6,30, lo ha urtato, rompendo il fanalino della bici, facendolo cadere e battere la fronte a terra. Dove è rimasto, incastrato nella bici, in mezzo alla strada, finché non è stato soccorso dal personale di Villa Laura, come ci ha detto iI direttore della clinica. Che ci ha raccontato che Franco era privo di sensi, ma dopo un primo momento ha riacquistato coscienza e ha chiesto sia della bicicletta che degli occhiali".
Dopo una prima visita, i medici di Villa Laura hanno deciso di trasportarlo al pronto soccorso del Sant’Orsola, "dove, si presume, è arrivato nella prima mattinata – prosegue la sorella di Franco –, ma è rimasto fermo in pronto soccorso, non sappiamo con che codice, fino alle 14,30 circa, quando è stato spostato in terapia intensiva, per una grave insufficienza respiratoria. Non sappiamo se sia stata verificata la commozione cerebrale. Nessuno ci ha mai avvisato, nessuno ha mai avvisato le forze dell’ordine, solo dopo il Reparto ha inviato, ci risulta, i referti in Procura. Adesso siamo alla ricerca di testimoni diretti per identificare l’investitore". Franco era molto conosciuto, "amato e benvoluto da medici e personale del Mazzacurati e del centro ‘Fandango’ di via Abba – ricorda Maria –. Mio fratello era molto amato e popolare anche nei bar e nelle zone che frequentava abitualmente, con la sua bici, di Porta Castiglione, Giardini Margherta, Viale XII Giugno, Via Murri, e Piazza Trento Trieste. Era molto rispettoso ed educato, tanto da attirare la simpatia di tutti, riuscendo a farsi voler bene da chiunque. La sua morte ha lasciato in ognuno tanta tristezza".
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