"Io, più forte delle ingiurie dei no-vax"

Infermiera scrive un post di felicità dopo il vaccino e finisce nel mirino. Ma il popolo del web reagisce con il movimento #iosonoqui

L'infermiera Erika

L'infermiera Erika

Erika, da dove cominciamo?

"Tutto inizia sabato quando vengo sottoposta al vaccino anti-Covid. Lo attendevo, ero titubante, timorosa, come è normale di fronte a una novità".

Ma?

"Allo stesso tempo felice perché lo reputo l’uscita da questa situazione. Faccio l’infermiera, ho visto troppe persone ammalarsi e morire a causa di questo virus. Morire sole, senza avere accanto un parente. Una cosa straziante, che mi ha cambiato la vita per sempre. Dopo il vaccino ho deciso di aderire alla campagna dell’Opi (l’Ordine delle professioni infermieristiche, presieduto da Pietro Giurdanella che è subito intervenuto a sostegno di Erika, ndr)".

E per questo ha scritto una sua testimonianza sulla pagine Facebook dell’Ordine sul perché vaccinarsi, non è vero?

"Esattamente. Ho scritto le mie sensazioni e che era la scelta migliore".

Ecco un breve stralcio del testo: "Per fermare questa pandemia, contribuendo con un piccolo gesto. Sono salita in macchina dopo aver ricevuto la vaccinazione ed ero felice. Ultimamente essere felici non è cosa di tutti i giorni per chi lavora in ospedale. Mi sembrava persino di respirare meglio".

Da quel momento però è finita nel mirino dei no-vax...

"Inizialmente non ne sapevo nulla, poi ho letto qualche commento. Non capivo, e non capisco tutt’ora, il perché di tanto livore. Tanti commenti contro di me e dei miei colleghi infermieri".

Messaggi diffamatori?

"Alcuni sì, contro il nostro impegno nella battaglia al Covid. Qualcuno ha scritto che addirittura non esiste".

Ha segnalato tutto alla polizia Postale?

"Ci ha pensato direttamente l’Ordine che ringrazio e da subito mi è stato vicino".

Non ha avuto nemmeno il tempo di rattristarsi perché subito al suo fianco si è schierato il movimento #iosonoqui. Ha letto quanta forza e amore verso quello che fa?

"Quando me l’hanno detto ero al lavoro, volevo mettermi a piangere dall’emozione per quei messaggi".

Eccone uno: “Parole semplici e sincere di chi il virus lo ha visto e lo vede quotidianamente in azione, nella sua forma più crudele #iosonoqui per dire un grande GRAZIE ERIKA”. Sono centinaia e provengono da tutti i settori.

"Sono senza parole, davvero. Mai avrei pensato a tanto, questo vuol dire che il nostro impegno è apprezzato".

Come sta vivendo questa pandemia?

"Un anno a tratti irreale dove si sono create dinamiche che non sono le nostre. Ho visto colleghi ammalarsi, pazienti morire, ogni giorno la situazione è in evoluzione. Ho visto tante persone sole che non possono nemmeno vedere un proprio caro e l’unico strumento resta la videochiamata. Se mi fermo a pensare è la fine".

I momenti più bui?

"No, voglio ricordare solo i sorrisi e i tanti grazie di coloro che sono usciti dall’ospedale e sono potuti tornare a casa. Guariti. Queste sono le cose che danno a me e ai miei colleghi la forza di andare avanti".

Vuole rispondere ai no-vax?

"No, non serve. Vado avanti e continuo a ribadire a tutti l’importanza del vaccino. L’unica soluzione per vincere questa pandemia".

Nicola Bianchi

 

 

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