Irene Grandi in blues: "Un modo per rinconnettermi col mio passato"

La cantante stasera al Celebrazioni omaggia i miti come Redding e Chapman: "Un’ispirazione nata in pandemia"

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di Francesco Moroni

Irene Grandi a tutto blues. Un modo per rendere omaggio ai miti del passato, ma anche per "riconnettersi con se stessi", con le proprie radici e passioni. Da Etta James a Otis Redding, da Willie Dixon a Tracy Chapman, ma anche Pino Daniele, Lucio Battisti, Mina, insieme a tanti brani della musicista, riarrangiati in chiave rock-blues. Un atto d’amore della cantante fiorentina ad alcuni dei più carismatici artisti internazionali e italiani. Grandi arriva questa sera al Celebrazioni (ore 21) con Io in Blues, assieme a Max Frignani (chitarra), Piero Spitilli (basso), Fabrizio Morganti (batteria) e lo special guest Pippo Guarnera (Hammond).

Come nasce l’idea del tour?

"Viene fuori in un momento in cui volevo riconnettermi con il mio passato. L’idea è nata durante la pandemia, quando poter incontrare musicisti o altri colleghi non era possibile, così come lanciarsi in cose nuove risultava difficile. In questo momento ho trovato ispirazione, pensando di voler ripercorrere le tappe che plasmano un gusto, uno stile, un timbro vocale di chi fa musica. E allora mi sono ricordata cosa significava per me da piccola andare ai concerti…".

Sogni che tornano a galla nel presente?

"Vedevo questi personaggi muoversi sul palco ed è sicuramente lì che ho deciso di voler essere una cantante…".

Propone una scaletta tutta personale, quindi?

"È un blues un po’ allargato, diciamo: dagli anni ’60 ai ’90. Canto brani sia in inglese, che in italiano, coprendo un periodo temporale lungo. Mi piace definirlo un ‘concerto di formazione’".

Un po’ come un romanzo? "Una sorta… Il risultato sorprendente è che il pubblico rimane affascinato dall’esibizione".

Sul palco chi la accompagna?

"Un quartetto in cui, fra l’altro, ospitiamo come nuovo elemento Pippo Guarnera, che lavora da 40 anni nel mondo blues e ci dona quel colore, quel ‘sound’ unico attraverso l’organo Hammond. Rende decisamente più mosso e colorato tutto il concerto. Il pubblico si diverte perché ritrova canzoni che fanno parte del pacchetto culturale comune".

Un background musicale in cui le persone si ritrovano?

"Abbiamo scelto canzoni che, in qualche modo, sono entrate a contatto con il pubblico italiano. Poi, alla fine dello show, parte una massiccia carrellata dei miei brani: La tua ragazza sempre, Bruci la città, Bum bum, Finalmente io. Questo dà un senso di percorso, come se piano piano fossimo arrivati al presente".

E Bologna che emozioni le porta, invece?

"Per me è un bel punto di arrivo, portare qua questo progetto è molto significativo. Qui c’è grande cultura musicale, da Lucio Dalla a Samuele Bersani, fino a Cremonini che mi piace davvero molto. Non vedo l’ora". Info: teatrocelebrazioni.it.

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