
La grafica ha svolto un ruolo molto importante nelle battaglie per i diritti omosessuali degli Anni ’80
Uno dei reperti che si osserva all’inizio del percorso espositivo è una foto del sindaco Renato Zangheri che ride in comune con esponenti del Collettivo Frocialista. Se non fosse testimoniato da questa immagine, sarebbe difficile credere che qualcosa del genere sia avvenuto oltre 40 anni fa. I tempi non sono così spavaldi neppure ora. Ma il dato importante è che tutto ciò avveniva a Bologna nel 1980, quando le Due Torri erano simbolo di un attivismo radicale e arrivavano in città persone in cerca di quella libertà da tutta Italia. Zangheri fu il primo a dare una sede pubblica a un’associazione omosessuale in Italia (il Circolo Culturale 28 Giugno era resident a Porta Saragozza) che poi diverrà Il Cassero, con cui nascerà anche l’archivio, oggi Centro di documentazione Flavia Madaschi guidato da Sara De Giovanni, che è protagonista, insieme a tanti altri archivi cittadini, della mostra ’Resisting Oblivion. Passione e attivismo negli archivi femministi e queer di Bologna’ che ha aperto nella Project Room del MAMbo. L’esposizione, piccola ma ricca di testimonianze, dai video ai poster, dalle foto ai gadget (c’è anche una valigia piena di preservativi dalle grafiche creative, segno di un’epoca), dagli scritti agli abiti, è proprio anche una dedica a queste "raccolte organizzate", che, come sottolinea Elisa Coco, attivista, tra le fondatrici di Comunicattive e presidente dell’associazione Luki Massa, "sono fondamentali nei nostri movimenti, sono simbolo di attivismo perché siamo realtà che tendono ad essere cancellate dalla memoria".
Quindi: cosa significa costruire memoria a partire dai margini? O ancora: come si documentano le lotte, i desideri, le relazioni di chi ha sfidato le norme sociali, di genere, di cittadinanza e di identità? Ecco le domande principali da cui ha preso forma il progetto espositivo che vuole restituire visibilità e dignità a soggettività spesso rimosse dalla narrazione storica ufficiale, e che ha avuto una prima tappa nel 2023 a Tokyo, con curatela della storica Chelsea Szendi Schieder, che aveva scelto di portare al centro Aoyama Gakuin, il Centro Flavia Madaschi e l’Archivio di Storia delle Donne di Bologna. Visitando ’Resisting Oblivion’ il pubblico scoprirà che la narrazione non riguarda solo i movimenti queer, ma è patrimonio di un’intera collettività che si specchia negli ultimi 50 anni di storia, grazie al lavoro e alla passione di chi conserva la memoria, un lavoro non scontato. Ed è Sara De Giovanni a ricordare che "questi archivi hanno bisogno di spazi" e chiosa: "Non ho detto soldi".