Istituzioni in prima linea: "Ora subito un tavolo. Non si può perdere questa eccellenza"

Regione e Comune uniti per difendere la fabbrica Marelli a Crevalcore "Assurdo impoverire la filiera dell’automotive a vantaggio di altri Paesi. Il fondo americano non si disinteressi facendo scelte facili".

Istituzioni in prima linea: "Ora subito un tavolo. Non si può perdere questa eccellenza"
Istituzioni in prima linea: "Ora subito un tavolo. Non si può perdere questa eccellenza"

"Una decisione assurda e inaccettabile. Non possiamo perdere una eccellenza del territorio, per storia e competenze, un pezzo importante della filiera della Motor Valley dell’Emilia-Romagna. Né permettere che vengano messi a rischio i posti di lavoro e la realtà produttiva. C’è una sola soluzione: il fondo americano Kkr riveda la decisione di chiudere lo stabilimento di Crevalcore".

Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, il sindaco Matteo Lepore e l’assessore regionale allo Sviluppo economico e lavoro, Vincenzo Colla, dopo l’incontro di ieri mattina a Roma durante il quale la direzione aziendale della Magneti Marelli ha annunciato la decisione di chiudere la fabbrica di Crevalcore, impegnata nella produzione di collettori di aspirazione aria e di pressofusi di alluminio, entrambi componenti essenziali per motori.

"Siamo a fianco dei lavoratori in questo momento critico – proseguono –. Come istituzioni chiederemo la convocazione urgente del tavolo regionale e ci uniamo alle richieste dei sindacati affinché il governo convochi immediatamente un tavolo di confronto. In questo nuovo scenario di transizione del sistema dell’automotive, tutt’altro che semplice, occorre tenere il tradizionale e al contempo investire puntando sulle prospettive future dell’elettrico e dell’ibrido, non fare scelte facili che colpiscono solo, e duramente, i lavoratori, impoverendo il territorio".

Ancora: "Il passaggio da Stellantis alla giapponese Calsonic Kansei, controllata dal fondo americano Kkr, avvenuto nel 2018, doveva garantire la continuità della Marelli – sottolineano Bonaccini, Lepore e Colla –, un marchio storico conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Non possiamo permettere che venga depauperata in questo modo la filiera italiana dell’automotive, a tutto vantaggio di altri Paesi europei, lasciando a casa centinaia di lavoratori. A maggior ragione alla luce dell’accordo fra Mef e Kkr su NetCo, la nuova società che comprenderà la rete di telecomunicazioni di Tim, non è accettabile un disimpegno del fondo americano sullo stabilimento di Crevalcore".

Nello stabilimento di Bologna, non interessato dalla chiusura, i dipendenti sono 560, mentre in quello di Crevalcore lavorano ora 229 persone. Persone che non conoscono quale sarà il loro destino, per il momento. L’azienda, pure dicendosi disponibile ad aprire un tavolo con i rappresentanti dei lavoratori, non lascia spiragli circa una disponibilità a tornare sui propri passi. A quanto si apprende, una situazione simile in realtà Marelli l’ha in realtà già vissuta in Francia, dove i lavoratori dello stabilimento di Argentan hanno incrociato le braccia finché la decisione di chiuderlo non è stata rivista e cancellata. Ora, la speranza dei dipendenti di Crevalcore è che qualcosa di simile possa accadere anche qui. Da mesi si parla di crisi, anche se non in termini così netti. Nelle scorse settimane, secondo alcune ricostruzioni, alcuni lavoratori dello stabilimento di Bari erano stati addirittura inviati a Crevalcore per imparare a riprodurre il lavoro dei colleghi.

f. o.

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