Ius Soli, ecco il nuovo statuto comunale

La delibera arriva in commissione mercoledì, l’ok è previsto entro l’estate. La Lega frena ancora: "Forzatura errata e dannosa"

Paolo

Rosato

Ius Soli nello statuto di Palazzo d’Accursio, ci siamo. Dovrebbe partire mercoledì il percorso del nuovo testo, voluto fortemente sia dal sindaco Matteo Lepore, sia da alcuni consiglieri comunali neoeletti, tra i quali il civico di origini eritree Siid Negash (l’odg iniziale porta la sua firma), testo che attraverso una delibera del Consiglio comunale andrà a modificare, appunto, lo statuto comunale. Dopo i passaggi in commissione, la delibera dovrebbe planare in aula entro il mese di luglio, per essere approvata sicuramente prima delle ferie estive. Solo successivamente il Comune, come già annunciato a febbraio dal sindaco Lepore, procederà alla consegna fisica del diploma di cittadinanza a oltre 11mila bambini stranieri, secondo l’ultimo censimento bolognese.

Ma come cambierà lo statuto? La proposta della maggioranza aggiunge un piccolo brano all’articolo 2, comme 3 ter (al tilo primo, ‘I princìpi’), e un articolo nuovo di zecca al titolo secondo, ‘Istituti di partecipazione’. Il nuovo comma 3 ter dell’articolo 2 reciterà così: "Il Comune orienta la propria azione per prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione senza distinzioni di sesso, razza, etnia, nazionalità, religione, opinioni politiche, età, orientamento sessuale, identità di genere e condizione psico-fisica. Per questo – da qui parte la proposta di aggiunta –, il Comune di Bologna si riconosce il principio dello Ius Soli come mezzo di acquisto della cittadinanza italiana, affermandone l’importanza ai fini della concreta attuazione del principio costituzionale di uguaglianza". Mentre l’articolo 3 bis dovrebbe essere strutturato così, a meno di modifiche dell’ultimo minuto dopo i passaggi istituzionali. "E’ istituita la Cittadinanza onoraria del Comune di Bologna per tutti i minori stranieri residenti a Bologna, nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti o nati all’estero – si legge nella proposta di delibera –, ma che abbiano completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale in istituti appartenenti al sistema educativo di istruzione e di formazione italiano, come speciale forma di riconoscimento del loro ruolo di coesione tra popoli e culture diversi e per affermare pienamente le libertà fondamentali delle persone". Alla svolta manca poco, e recentemente Lepore ha esultato dopo che il disegno di legge nazionale sullo ‘Ius Scholae’ (conditio sine qua non per dare valenza giuridica alla mossa di Bologna, anche se il sindaco vorrà in ogni caso fornire servizi paritetici ai ‘nuovi’ italiani) è approdato alla Camera per essere discusso dal 24 giugno.

Sull’introduzione dello Ius Soli nello statuto hanno già espresso la loro forte perplessità le opposizioni. "Introdurre così forzatamente lo Ius Soli con una modifica allo statuto non è soltanto errato, ma apre a scenari non più controllabili – dichiara Francesca Scarano, capogruppo della Lega in Consiglio –. Il diritto di acquisire la cittadinanza italiana solo perché si sono frequentati dei corsi scolastici può apparire estremamente romantico per la sinistra che non pensa alle vere conseguenze di questo gesto, che alla fine si traduce in un automatismo ove non viene nemmeno richiesto di esprimere la volontà di essere italiano. Una forzatura errata e dannosa – conclude Scarano –, che ha come unico scopo assicurarsi un nuovo bacino elettorale garantendo diritti non richiesti e non necessari senza il dover conoscere e rispettare la nostra cultura e costituzione".

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