Bologna, 4 settembre 2023 – Quel muro di gomma descritto da Marco Risi nel 1991, ancora non è stato abbattuto. C’è una verità già cristallizzata in sentenze: il Dc9 è stato colpito da un missile. E il 27 giugno del 1980, sui cieli di Ustica, ci fu un’azione di guerra in tempo di pace. Che causò la morte di 81 civili, passeggeri del volo Bologna-Palermo. "Ma c’è chi ancora chi parla di bombe e chi dà spazio a queste teorie smentite dai resti stessi dell’Itavia, chiamandole ‘opinioni’", dice Ivano Lachina. Sul Dc9, quella sera, c’erano i suoi genitori, Giuseppe Lachina e Giulia Reina. Solo per un caso si salvò sua sorella più piccola Linda, all’epoca 13 anni, perché all’ultimo momento dovette rinunciare a partire.
"Sono poche le cose ormai da dire. Ogni volta si toglie la pietra tombale dei nostri cari", sono le parole di Lachina, segretario dell’associazione dei Famigliari delle vittime. "È sempre un dolore – prosegue –, ma a disturbare e fare male è vedere che c’è ancora chi sa cosa è successo davvero e nega la verità".
La verità che è "una e sola. Quella del giudice Rosario Priore, di una battaglia aerea sui cieli d’Italia".
Lachina aveva 26 anni. E per lui e i suoi tre fratelli Ustica è lo spartiacque tra una vita normale e un’esistenza votata alla ricerca della verità: "Avevo 26 anni quando sono morti i miei genitori – racconta –. Quarantatré anni dopo, il dolore è lo stesso. Lo sgomento, l’incredulità e lo sdegno sul silenzio dei colpevoli sono identici".
Un silenzio "vergognoso" ha accompagnato questi anni di inchieste, depistaggi, strane morti. E dopo le parole dell’ex premier Giuliano Amato, che ha ribadito quanto già affermato dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, e cioè che l’Itavia fu abbattuto da un missile sparato dai caccia francesi, "oggi per noi è tornato ad essere il 27 giugno del 1980. E cosa sarebbe augurabile? Che i francesi finalmente rispondano con i fatti. Non con dichiarazioni dove non dicono, ancora una volta, nulla".