Killer di Budrio, la vera identità di Igor era nota fin dal 2016

I carabinieri lo scoprirono su Facebook, cercandolo in relazione ad alcune rapine effettuate nel Ferrarese. Il drammatico verbale della moglie del barista ucciso a Budrio

Killer di Budrio, un posto di blocco tra il Bolognese e il Ferrarese (foto Schicchi)

Killer di Budrio, un posto di blocco tra il Bolognese e il Ferrarese (foto Schicchi)

Bologna, 25 maggio 2017 – La vera identità di Igor ‘il russo’ era nota almeno dall’estate 2016. Che il killer attualmente ricercato per due omicidi (e indagato per un terzo) si chiamasse in realtà Norbert Feher i carabinieri lo sapevano infatti da giugno-luglio di un anno fa, quando avevano svolto indagini sul suo profilo Facebook, divenuto tristemente noto in seguito, estrapolando il telefonino tramite il quale accedeva al social network per postare foto. A quell’epoca i carabinieri di Ferrara lo cercavano perché su di lui pendeva un’ordinanza di custodia cautelare per alcune rapine, ma nonostante l’individuazione del telefonino, intestato a un pluripregiudicato ferrarese, e l’esame dei tabulati, i militari dell’Arma non riuscirono a mettere la mani su Igor-Norbert. E l’identità del fuggiasco rimase sempre quella di Igor Vaclavic anche sui documenti ufficiali, infatti solo dopo gli omicidi il pm bolognese Marco Forte l’ha iscritto con il nome di Feher, nato in Serbia 36 anni fa.

Tutto questo risulta dalle carte depositate dalla Procura a sostegno della richiesta di custodia in carcere per il delitto del barista di Budrio Davide Fabbri. Fra i documenti ci sono anche le drammatiche testimonianze di chi quella sera del 1° aprile era presente nel locale, a cominciare dalla moglie Maria Sirica, assistita dall’avvocato Giorgio Bacchelli.

IL TESTIMONE - "Quella sera ho visto Igor, andava a uccidere Fabbri"

«Mi trovavo nel mio appartamento sopra al bar – dice a verbale sentita dai carabinieri – e ad un tratto ho sentito uno sparo proveniente dal bar e delle urla. Sono scesa (...) e appena giunta nel cucinotto, ho visto un uomo che spingeva mio marito verso la cucina a gas e lo colpiva da dietro e urlavano fra loto, per cui sono andata nella bottega alimentari e ho preso il cordless e ho chiamato i carabinieri (...). Mentre ancora parlavo con loro ho udito un secondo sparo (...), mi sono avvicinata all’ingresso del cucinotto con una scopa con manico di legno e in quel momento ho visto mio marito per terra con la faccia sanguinante sul pavimento e lo sconosciuto era chinato su di lui, si è alzato e diretto verso di me dicendomi ‘dammi i soldi, dammi i soldi’ e nel contempo mi puntava la pistola».

Poi ci sono i racconti dei due clienti presenti nel bar, uno dei quali colpito di striscio alla gamba dai pallini del proiettile sparato da Igor con il fucile da caccia durante la colluttazione con Fabbri. Quindi ci sono le testimonianze, e i riconoscimenti fotografici, di due testimoni che hanno visto il killer 80 minuti prima dell’omicidio in bici su una strada di campagna «con la giacca mimetica e il fucile a tracolla».

Non solo, c’è anche la testimonianza di un pakistano aggredito il 4 aprile mentre alle 6,25 era alla guida del suo furgoncino a Consandolo, fra Argenta e Molinella.

«Mentre percorrevo via Morgone – ha messo a verbale – in lontananza ho visto una persona ferma con una bicicletta che mi faceva cenno con le mani di fermarmi (...) Mi sono fermato e ho visto che si trattava di un uomo che impugnava un’accetta. Lo sconosciuto, senza mezzi termini, mi intimava di consegnargli le chiavi del camioncino tanto che mi sono impaurito e sono ripartito velocemente. Ricordo che l’uomo nel momento in cui ingranavo la marcia e ripartivo, colpiva con l’accetta il mio veicolo».

Ecco dove può nascondersi Igor 'il russo'

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