Killer di Budrio, maxi caccia all’uomo da due mesi. "Ma perché non riuscite a catturarlo?"

La gente è esasperata. Schierati migliaia di militari senza successo

Norbert Feher

Norbert Feher

Bologna, 27 maggio 2017 - «Perché non l’hanno ancora preso?», si chiede disperata Maria, la moglie di Davide Fabbri, il barista ammazzato la sera del 1° aprile nel suo locale della Riccardina di Budrio. «Come possono mille carabinieri super-addestrati non trovare un uomo solo, per giunta ferito?», si chiedono quasi tutti nei caffè e in piazza a Molinella, il paesone della Bassa bolognese dov’è stata approntata dall’Arma la base operativa delle ricerche. Insomma, i giorni passano e la delusione cresce, come la sensazione d’insicurezza, tanto che dopodomani i carabinieri incontreranno i cittadini in un’assemblea pubblica per rassicurarli. 

Il problema è che l’unico modo per rassicurarli sarebbe fare quello che finora, nonostante gli sforzi, purtroppo non è stato fatto: catturare Igor Vaclavic, meglio noto come Igor ‘il russo’, al secolo Norbert Feher, 36enne serbo ricercato da quasi due mesi perché accusato di ben tre omicidi. Quello di Fabbri, quello di Valerio Verri, la guardia ecologica volontaria uccisa senza pietà l’8 aprile nelle campagne di Portomaggiore, e quello di Salvatore Chianese, un metronotte freddato nel Ravennate nel dicembre 2015, quando Igor era uscito da poco di prigione dopo una condanna a cinque anni per alcune rapine. 

Per trovare il fuggiasco, armato di fucile e pistola, è stato messo in campo un dispositivo mai visto, con i reparti speciali schierati in massa: i parà del Tuscania, i Cacciatori di Calabria e di Sardegna, le teste di cuoio del Gis; poi i cani molecolari, i droni, i visori notturni e i rilevatori termici. In tutto oltre mille uomini, compresi ovviamente i carabinieri dei reparti territoriali che da settimane presidiano ogni incrocio fra Molinella e Argenta, nell’ormai nota ‘zona rossa’ fatta di acquitrini, boschi e canneti in cui si è nascosto Igor. 

Un'imponente caccia all’uomo che però non ha dato i frutti sperati. Una caccia fatta anche di passaggi a vuoto, come quando il serbo è stato intercettato dopo il secondo delitto in una stradina di campagna a Marmorta, a pochi chilometri da Portomaggiore, alla guida un Fiorino rubato qualche giorno prima. Due pattuglie dei carabinieri l’hanno incrociato e hanno capito subito che era lui, ma Igor con una manovra improvvisa ha fermato l’auto e si è buttato in una piccola macchia di alberi. Nemmeno uno sparo da parte dei militari dell’Arma. «Non c’erano le condizioni di sicurezza», ha spiegato il procuratore di Ferrara Bruno Cherchi. Sia come sia, da allora Igor è sparito. Tante le tracce fiutate dai cani, tante le segnalazioni arrivate da ogni dove, ma il killer è rimasto un fantasma. Il sospetto è che qualcuno lo aiuti, che abbia un posto sicuro. Non può essere ancora nascosto nelle paludi, ragionano gli inquirenti. A Molinella circola già la voce che le forze in campo piano piano caleranno, ma dall’Arma assicurano che nessuno andrà via finché il fuggitivo non verrà catturato.

Anche prima dei delitti ci sono stati passaggi a vuoto. Igor era ricercato da due anni per rapina, ma si faceva i selfie in piazza a Ferrara e poi postava le foto su Facebook. I carabinieri avevano scoperto fin dal 2016 la sua vera identità e sapevano quali cellulari usava per connettersi. Hanno fatto i tabulati, ma non sono arrivati a Norbert Feher. Non è finita. Il serbo doveva essere espulso dopo la condanna, ma rimase in Italia e tornò nelle campagne fra Bologna e Ferrara, dove in molti lo vedevano vagare. Un territorio che conosce bene. Non è Rambo, ma è uno che sa nascondersi e che, se messo alle strette, diventa spietato. 

Così Igor riuscì a sfuggire ai carabinieri 

 

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