Bologna, killer di Budrio. "Igor mi ha sparato, pensavo di morire"

Il verbale choc del cliente ferito nel bar in cui fu ucciso Fabbri Il Tg1 mostra il video dell'omicidio di Davide Fabbri

Una foto tratta dal profilo Facebook di Ezechiele Norberto Feher

Una foto tratta dal profilo Facebook di Ezechiele Norberto Feher, una delle indentita' di Igor Vaclavic, il killer che ha ucciso due uomini, Valerio Verri, la guardia ecologica uccisa nel Mezzano per cui indaga la procura di Ferrara (dove hanno rubricato gli atti con il nome di Igor) e quello di Davide Fabbri, il barista freddato nel suo locale a Budrio, per cui la procura di Bologna ha intestato il fascicolo a Ezechiele. L'omicida e' in fuga nelle zone al confine della provincia di Bologna, Ferrara e Ravenna. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Budrio, 14 maggio 2017 - Sono le 21,15 del primo aprile. Come un predatore, Norbert Feher, alias Igor ‘il russo’, vaga nella notte in cerca di un colpo facile. Finché raggiunge il bar della Riccardina a Budrio, dove ad aspettarlo trova la sua prima vittima, il titolare Davide Fabbri. Nel bar in quel momento due clienti sono seduti al tavolino più vicino al bancone, proprio a fianco delle foto di Fabbri con la famiglia.

«Quando è entrato nel locale, io e un mio amico di Mezzolara ci siamo guardati negli occhi – racconta Dino Grossi nel verbale trascritto alla caserma di Budrio la notte stessa dell’omicidio –. Il rapinatore era armato fino ai denti, con un fucile e una pistola che però all’inizio non si vedeva, visto che l’ha estratta soltanto dopo. Si intravedevano solo gli occhi perché aveva il bavero alzato».

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Sorpresa e paura ricorrono nel verbale: «Non abbiamo avuto il tempo di fare nulla e comunque eravamo pietrificati dal terrore – racconta Grossi – . Appena entrato, quell’uomo ci ha sparato con il fucile fra i piedi e mi ha colpito al polpaccio destro. Voleva immobilizzarci per rapinare tranquillo il locale. Non so se fosse uno straniero. All’inizio il bandito ha parlato e il suo italiano era perfetto. Poi ha spinto Davide nello stanzino con violenza. Ha usato il fucile per costringerlo a entrare in fondo al locale dove c’era la macelleria, chiusa di notte. Voleva qualcosa là dentro. Chiedeva dei soldi, poi non abbiamo sentito più niente. Soltanto il rumore di calci e pugni. E urla soffocate».

A questo punto il verbale si fa drammatico. Grossi, interrogato dai carabinieri, racconta una scena terribile: «Ero a terra, c’era sangue dappertutto, la mia ferita al polpaccio sembrava grave. Sul pavimento con me c’era l’altro signore di Mezzolara. Ci eravamo abbassati per paura che ci sparasse ancora. Poi è arrivata la moglie di Fabbri che ha iniziato a urlare disperata. Appena il bandito ha spinto nell’altra stanza Davide, dove c’è la macelleria, siamo scappati fuori. Ho raccolto le forze che mi restavano. Non so come, ma sono riuscito a uscire. Abbiamo sentito il colpo di pistola in contemporanea».

La tragedia è scritta riga dopo riga sul verbale: «Quando Maria, la moglie di Davide, è scesa, ha fatto appena in tempo a urlare. Io in quel momento mi tenevo la gamba. Avevo paura, non sapevo cosa fare. Un vicino di casa ha chiamato i carabinieri. Intanto, da fuori, abbiamo visto Maria tenersi la faccia con le mani disperata. Abbiamo capito, dopo aver sentito il colpo di pistola, che per Davide non c’era più niente da fare. Il rapinatore prima di scappare ha puntato la pistola contro la donna e poi è uscito. Abbiamo avuto paura che ci sparasse, pensavamo ci ammazzasse. Invece è scappato a piedi. Perdeva sangue, ma questo non gli ha impedito di correre oltre l’argine fiume. È sparito sotto il ponte nuovo della Riccardina».

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