Bologna, caccia al killer, l'avvistamento prima dell'omicidio: "Potevamo essere noi"

A Traghetto i figli di una pensionata e l’assassino si trovarono faccia a faccia il 30 marzo: "Era armato, chiamammo i carabinieri"

Norbert Feher, alias Igor Vaclavic il ‘russo’

Norbert Feher, alias Igor Vaclavic il ‘russo’

Bologna, 11 maggio 2017 - “Potevano essere i miei figli le prime vittime del killer”. Silvana Rosina, pensionata di Traghetto di Argenta (Ferrara), ha ancora la voce che trema nonostante dal 30 marzo scorso, giorno dell’avvistamento nel campo a fianco della sua casa, sia passato più di un mese. Norbert Feher, alias Igor il ‘russo’, non era ancora un pluriomicida, ma ‘solo’ un pericoloso rapinatore armato di fucile e pistola. “Ricordo molto bene quella notte – prosegue la donna –, il giorno dopo la rapina alla guardia giurata di Consandolo: i miei figli avevano finito di lavorare e stavano portando i loro trattori nel magazzino. C’era ancora un po’ di luce ed era impossibile non accorgersi di quella sagoma scura che si stagliava in mezzo al campo. I fari poi hanno reso tutto più nitido: il killer aveva il fucile a tracolla. Sembrava una sentinella. Carlo, uno dei miei figli, ha cercato di abbagliarlo con le luci del trattore e intanto abbiamo telefonato ai carabinieri. Sono arrivati subito, ma il killer è riuscito a scappare nella boscaglia”.

Il sabato dopo l’avvistamento, il primo omicidio: “Quando abbiamo saputo del delitto di Davide Fabbri abbiamo capito cosa avevamo rischiato quel 30 marzo – continua Rosina -. Igor all’epoca era soltanto un bandito, ma pronto a uccidere. Sapere di averlo ancora intorno a noi in queste campagne desolate ci terrorizza”. I Trevisan sono una famiglia molto unita e stimata in tutta la zona: “I miei figli sono via tutto il giorno e spesso resto da sola. Ho paura anche per loro: lavorano in campagna e spesso si trovano da soli ad arare i terreni. Nel silenzio della Bassa, basta un attimo per essere sorpresi da un malintenzionato”.

Rosina è originaria del Veneto e ha scelto Traghetto per la tranquillità: “Questa è una terra fertile che ci ha dato tante soddisfazioni. Ma in questo momento siamo terrorizzati»”. Il figlio Carlo Trevisan, dopo quell’avvistamento, non ha visto più il killer: “Speriamo che lo prendano presto. Dopo quella notte, per fortuna, abbiamo visto soltanto ombre nei boschi. Sappiamo che si aggira qui intorno, ma sta nascosto e nessuno lo vede. Questa storia deve finire al più presto: non possiamo considerare una vita quella di una persona che ogni giorno si sveglia con consapevolezza che c’è un assassino in giro”.

La madre si guarda intorno: “Vede, là ci sono dei boschi e anche là. Mi chiedo come pensano di individuare Igor. Credo sia impossibile per chiunque. Non ne faccio una colpa ai carabinieri che stanno facendo il possibile. Abbiamo pattuglie anche nelle cavedagne di campagna. Ogni angolo è sorvegliato da cinque o sei militari. Bisogna aver fiducia: prima o poi riusciranno a prenderlo. Noi intanto ci barrichiamo in casa soprattutto alla notte. Se lo incontrassimo ancora? Non ci voglio neanche pensare”.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro