Bologna, chiude il Kinki: disco irripetibile sotto le Torri

Fu il primo locale ad abbattere le barriere di genere. Micaela Zanni lo ha gestito negli ultimi 34 anni: "Il marchio resta, vivremo in altre forme"

Chiude il mitico Kinki

Chiude il mitico Kinki

Bologna, 11 febbraio 2022 - E’ stata la prima discoteca a far ballare superando ogni barriera di genere, l’unica che potesse permettersi di lasciare fuori celebrità (come successe con l’attore britannico Rupert Everett) perché non in sintonia con la serata, e l’unica ad avere tre bagni, uno per gli uomini, uno per le donne e una per la sessualità X. Una storia iniziata negli anni ’50, come night, proseguita per decenni sino a quando mercoledì 9 febbraio Micaela Zanni, che lo ha gestito ininterrottamente negli ultimi 34 anni, ha definitivamente consegnato le chiavi alla proprietà. E’ la fine di una stagione irripetibile per Bologna.

Signora Zanni, già lo aveva raccontato al nostro giornale un anno fa, che il Kinki forse non avrebbe riaperto. Adesso la conferma. "E’ stata una sorpresa quando il custode giudiziario della procedura ci ha mandato la comunicazione che non avrebbe rinnovato i successivi sei anni di contratto. Noi abbiamo sempre sperato che chi di dovere intervenisse a ripristinare l’immobile dai gravi danni strutturali per poi riprendere la nostra attività. Il 9 febbraio scorso quindi, alla scadenza naturale dei primi sei anni di contratto abbiamo restituito le chiavi. Nel frattempo l’immobile, sul quale pendeva una procedura esecutiva immobiliare, è andato all’asta ed è stato aggiudicato, quindi a nuovi proprietari che , da voci dell’ambiente, sembrerebbero anche intenzionati a destinarlo all’attività che quei luoghi hanno sempre avuto".

Un epilogo che vi aspettavate? "L’immobile aveva da tempo degli importanti problemi strutturali trascurati e i lavori di rifacimento della pavimentazione sovrastante – nel portico all’incrocio tra via San Vitale e via Zamboni – ne hanno accelerato le conseguenze, rappresentando una concausa secondaria. Abbiamo fatto fare anche un accertamento tecnico sulle cause dei crolli che si erano verificati. Sarebbero stati necessari importanti interventi di ristrutturazione, per questo motivo noi eravamo stati costretti a chiudere, speravamo temporaneamente".

Tutto questo nel disinteresse della città? "Ci è dispiaciuto molto il silenzio delle istituzioni. Durante questi tre anni in cui siamo stati costretti a rimanere chiusi per questi motivi indipendenti da noi e dalla nostra volontà, ho più volte cercato di interessare i vari uffici comunali, compreso l’allora assessore alla cultura , ma purtroppo non c’è stato seguito. Si tratta di un luogo, ricordiamolo, che ha fatto la storia della musica a Bologna, adesso città creativa della musica Unesco. Qui ha esordito Lucio Dalla, qui ha suonato Jimi Hendrix. Diverso il discorso dei frequentatori. Dopo il vostro articolo dello scorso anno, siamo stati letteralmente travolti non solo dall’affetto, ma soprattutto dalla vicinanza concreta. Sulla rete è nato spontaneamente un gruppo vastissimo di persone che volevano dare vita a un azionariato popolare per rilevare il posto. Ma non c’erano le condizioni".

Chiude un luogo, ma il Kinki resta? "Il marchio è nostro, avrà altri sviluppi, solo nei giorni scorsi abbiamo ricevuto due richieste da parte di società di produzione cinematografica che volevano girare due docu film lì e da parte del management di Miss Keta, che nel Kinki voleva ambientare un video. In altre forme il Kinki continuerà a far parte di Bologna".  

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