L’amante e l’amico, il braccio del delitto

Per i giudici gli esecutori furono Thomas Sanna e Giuseppe Trombetta Decisive le loro dichiarazioni

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Le uniche certezze, in questa storia tinta di nero, sono le condanne per l’omicidio dell’artigiano Dino Reatti, massacrato nel cortile di casa ad Anzola la notte tra il 7 e l’8 giugno 2012. Tre, in via definitiva. Ventuno anni e due mesi a Sonia Bracciale (oggi 52enne), moglie della vittima, con la quale si stava separando e che lei aveva denunciato per lesioni; 16 anni a Giuseppe Trombetta (48) e 14 a Thomas Sanna (43) in abbreviato, il primo amico della donna, il secondo suo nuovo (allora) compagno, entrambi ritenuti esecutori del delitto. La morte di Reatti è stata violenta: "Aggredito alle spalle, colpito con calci, pugni e spranghe di ferro", secondo gli atti. Bracciale è stata considerata la mandante. Trombetta dopo il fermo, durante l’interrogatorio ha dichiarato: "Sonia voleva dare una lezione al marito per le vessazioni a cui la sottoponeva, fargli pagare il male che le aveva fatto. Nutriva un particolare risentimento perché l’aveva picchiata davanti alla mamma malata". Aggiungendo: "Ho colpito alle gambe Dino ricordandomi quanto mi aveva suggerito Sonia, che mi aveva indicato nella gamba destra il suo punto debole". Cinque anni fa ha fatto scalpore l’aumento di pena per la donna: dopo la condanna a 18 anni e due mesi in primo grado per concorso anomalo in omicidio, la Corte d’assise d’appello ha aggiunto tre anni. Sanna sin dalle indagini preliminari è stato ritenuto dagli inquirenti "non credibile, per le continue ritrattazioni".

Nel processo indiziario c’è un passaggio chiave nelle motivazioni della condanna: "La dimostrazione del coinvolgimento dell’imputata si fonda principalmente sulle dichiarazioni di Trombetta, in assenza delle quali l’ulteriore compendio indiziario apparirebbe insufficiente". Ora che l’uomo – secondo il legale Magno – offre nuovi spunti investigativi, la colonna dei magistrati è sotto scacco. Nel giallo è entrata pure un’assicurazione multirischi (anche la morte) stipulata da Reatti: il premio di 100mila euro sarebbe spettato alla moglie. "L’ipotesi economica resta sullo sfondo come movente", secondo i giudici.

Alessandro Belardetti

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