La città di Iosa Ghini "Bologna non sa osare Sì alle pedonalità, al tram e a Starbucks"

L’urbanista a tutto campo dal salotto di Patrizia Finucci Gallo "La catena americana? Ok, se ha un progetto che ascolti la cittadinanza. Punto tanto sulla mia Impronta Verde, ai parchi serve più sicurezza".

La città di Iosa Ghini  "Bologna non sa osare  Sì alle pedonalità,  al tram e a Starbucks"

La città di Iosa Ghini "Bologna non sa osare Sì alle pedonalità, al tram e a Starbucks"

di Amalia Apicella

Una città che guardi al futuro, alla sostenibilità. Sì alla pedonalizzazione e anche al tram. È questa la visione che Massimo Iosa Ghini ha di Bologna. Designer e architetto, animatore di gruppi d’avanguardia come il ‘Bolidismo’, che ha fondato sotto le Torri assieme a un gruppo di giovani architetti a metà degli anni Ottanta, e del gruppo ‘Memphis’ fondato da Ettore Sottsass.

"Anni di sperimentazione, creatività, di intellighenzia confusionale – spiega l’architetto –. Avevamo l’idea che il caos generasse qualcosa di positivo". Iosa Ghini ha disegnato la sua idea di città ospite del salotto di Patrizia Finucci Gallo all’Hotel Guercino. Perché anche se si divide tra Milano e Bologna, ha deciso "di rimanere profondamente bolognese", racconta. Un unico rimprovero alla sua città: "Non osa. I grandi progetti possono creare svantaggi momentanei, ma bisogna guardarli in prospettiva futura". E se dovesse tratteggiare la sua vita lavorativa, invece, la paragonerebbe a quella di un altro grande bolognese: Gianni Morandi. "Come lui – dice – ho goduto di un grande successo all’inizio della carriera, seguito da un periodo di ‘ombra’ e ora di nuovo la rimonta".

Massimo Iosa Ghini, in che modo ‘disegnerebbe’ la sua Bologna?

"Sono completamente d’accordo con la città 30 del sindaco. E penso che i centri storici vadano pedonalizzati. Va bene anche l’inserimento del tram, una tecnologia non nuova, ma assolutamente efficiente e sostenibile. Potrebbe determinare degli svantaggi momentanei: i commercianti avrebbero dei problemi, ma la cosa va vista in termini prospettici. Sarebbe un vantaggio per l’intera città".

Come valuta lo sbarco di Starbucks in via d’Azeglio?

"Se c’è un progetto in grado di ascoltare i pareri di cittadinanza e istituzioni, io credo si possa fare. Non voglio demonizzare un’entità solo perché propone un’operazione redditizia. Però è necessario ci sia una connessione tra il territorio e coloro che useranno lo spazio. Capisco sia utopica come affermazione, ma nel mio percorso sono partito proprio dall’utopia per arrivare a realizzazioni importanti e talvolta critiche".

Ha un’idea in cantiere per Bologna?

"Ho un progetto in pista, già da parecchio tempo, che ho proposto al sindaco. È legato al concetto di impronta verde, alla messa a sistemazione dei parchi cittadini (il Savena, il Reno, l’Arboreto, il Navile e il Collinare). Luoghi in cui si può intensificare l’arborato e creare zone di stazionamento".

Cosa si può migliorare nei parchi cittadini?

"I parchi avrebbero bisogno anche migliorare sicurezza e illuminazione. Dobbiamo intensificare il polmone verde, la vegetazione, perché sappiamo che ormai a Bologna il saldo costruttivo dev’essere a zero. E spero abbia un suo sviluppo, perché è un progetto a cui credo".

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