La ex bimba sopravvissuta: "Sbalzata per aria, ricordo tutto l’orrore"

Sonia Zanotti: "Ero in sala d’aspetto". La figlia di Lina. Ferretti: "Corsi a Bologna,. mamma era già morta"

C’è Sonia Zanotti, sopravvissuta alla strage del 2 agosto 1980. E c’è anche Paola Mannocci, figlia di Lina Ferretti, morta quando un pezzo della stazione si disintegrò. Eccoli i volti di quell’orrore che anche ieri hanno voluto essere presenti a Bologna, nonostante tutto. "Avevo 11 anni – spiega Sonia che vive a Bolzano –, stavo aspettando il treno che mi doveva riportare in Alto Adige dopo una vacanza sugli appennini dai nonni. Ero in sala d’attesa con mia cugina, poi scoppiò la bomba". Di quel giorno, sussurra, "ricordo tutto, il boato, la polvere, i corpi straziati". L’allora undicenne venne sbalzata per aria, "ricordo anche di essere stata soccorsa immediatamente, cosa fondamentale per la mia sopravvivenza. Avevo ferite gravissime, ho rischiato l’amputazione di una gamba, avevo ustioni ovunque". Due mesi di ospedale con "conseguenze, fisiche e soprattutto psicologiche, che mi porto dietro ancora oggi". La verità totale? "Il processo di quest’anno ha dato fiducia a noi parenti, spero – aggiunge – che questo sia solo l’inizio di un percorso giudiziario fondamentale".

Paola Mannocci di anni quel giorno ne aveva 27: "Ero a Livorno dove abitiamo – racconta –. Ho sentito per radio che era successo qualcosa di terribile alla stazione di Bologna, ancora di definito non c’era niente. Così sono partita immediatamente perché sapevo che i miei avevano una coincidenza per andare in montagna". Lina Ferretti morì tra le macerie, il marito Rolando rimase ferito gravemente, restò invalido e perì poco dopo. "Quarantadue anni dopo? Siamo sempre in ritardo enorme sulla verità ma come parenti e come Associazione siamo molto tenaci e lotteremo fino in fondo per arrivare alla verità".

Tra i tanti volti in corteo ci sono anche quelli di Simone e Daniele, cugini di Alberto ed Elisabetta Sanguin, rimasti feriti nell’esplosione: "Mia cugina – dice il secondo – ha avuto ripercussioni a livello psicologico che non passeranno mai. Siamo qui oggi per ricordare e non dimenticare". ’Per non dimenticare’ come recita il doppio manifesto che indossa l’instancabile Miriam Ridolfi, che quel 2 agosto 1980 era assessore della giunta Zanghieri: "Seppur in primo grado – dice –, questa ultima sentenza ha confermato che la strage è stata ideata e sovvenzionata da Gelli e dai vertici della Loggia P2 con l’aiuto concreto dei Servizi e con l’esecuzione materiale di terroristi dei Nar e di Avanguardia Nazionale".

n.b.

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