
L’amata scrittrice oggi in Cantina Bentivoglio. "Prossimo romanzo in settembre"
Adesso tocca alla felicità. Dopo possibilità, reattività, empatia e indecisione il ciclo Lo spazio della parola. Aperitivi filologici si chiude con una riflessione su una questione nodale del nostro presente. E’ l’ultimo appuntamento degli incontri giunti ormai alla quarta edizione, ospitati in Cantina Bentivoglio e curati da Francesca Florimbii. E a chiudere la rassegna oggi alle 18,30 è una delle scrittrici più amate dai lettori, Viola Ardone, che ad aprile fu costretta a rinviare per ragioni personali la chiacchierata. "Ho deciso di essere felice perché fa bene alla salute", diceva Voltaire. Giusto, ma come fare? L’autrice di Olivia Denaro e Il treno dei bambini ci guiderà nel mistero di una parola appassionante e complessa.
Cos’è per lei la felicità? Forse, per citare Borges, la nostalgia del presente? "Quella di Borges è una poesia che amo molto perché attraverso un paradosso temporale (avere nostalgia di presente) prova a realizzare il sogno di Leopardi: riuscire a godere del proprio tempo, invece di collocare la felicità nel domani – che immancabilmente ci delude – o in un pericolo scampato, in una pena finita. Per me la felicità è questo: la consapevolezza dell’ora presente".
Questa parola è in qualche modo legata al titolo di un suo fortunato romanzo, ‘Il treno dei bambini’, dove si parla di solidarietà, amicizia, speranza. E’ anche questa la felicità? "Il sindaco di Modena, Alfeo Corassori, che fu uno dei più attivi in quell’iniziativa, si inventò la definizione di "treni della felicità" perché per lui felicità era sinonimo di speranza, che poi è il cognome del piccolo protagonista del mio libro, Amerigo Speranza. Per quei bambini, felicità era un piatto a tavola, il loro problema era la fame. Una cosa che nel nostro Occidente apparentemente pacificato non possiamo più capire, per fortuna".
Alda Merini diceva che la gente impazzisce se ti vede felice. Perché la nostra società non sa esserlo? "Perché in realtà la felicità è per sua natura capricciosa e sfuggente, per questo la avvicino al Kairos greco, che incarna l’opportunità, l’occasione, un dio rappresentato con la testa tutta pelata, ad eccezione di un ciuffo sulla fronte. Lui può essere preso al volo solo quando ci viene incontro; dopo, quando è passato, è troppo tardi. Così per la felicità: a volte non è facile riconoscerla, più semplice rimpiangerla".
In autunno uscirà il nuovo romanzo. Di che cosa tratterà? "Uscirà a fine settembre e sarà ambientato ai giorni nostri, stavolta provo a raccontare l’epica del presente, perché viviamo un momento storico che sarà studiato nei manuali, ma terrò fede alla mia poetica, quella di raccontare i grandi avvenimenti storici attraverso la vite delle persone".