La Fiom sciopera prima di Roma Lodi: "Stop ai licenziamenti"

Il segretario dell’Emilia-Romagna "I salari vanno adeguati al tasso d’inflazione". La protesta il 7 ottobre:

Tutela del salario dei lavoratori, già eroso dall’inflazione; blocco dei licenziamenti; una cassa integrazione dignitosa e l’estensione della contrattazione aziendale. Sono le rivendicazioni più importanti della Fiom-Cgil Emilia-Romagna che proclama, per dare forza a queste richieste, un pacchetto di due ore di sciopero per venerdì 7 ottobre, anticipando (unica in Italia) la manifestazione nazionale del giorno dopo a Roma, indetta dalla Cgil, a un anno dall’attacco fascista alla sua sede, per portare all’attenzione pubblica le proposte sul lavoro. "Ci rivolgiamo al Governo e alle imprese – spiega Samuele Lodi, segretario Cgil-Fiom Er – : i salari vanno adeguati al tasso d’inflazione, soprattutto attraverso quote consolidate; il massimale della cassa integrazione deve aumentare, altrimenti non arriva a più di 800 euro netti e le aziende devono riconoscere un’integrazione al reddito. Diversamente – avverte –, i lavoratori pagheranno due volte la crisi energetica".

E preannuncia: "Si prospetta un autunno ricco di scioperi: l’apporto dei lavoratori sarà fondamentale". E se per ora il settore metalmeccanico è al riparo dalla scure della crisi energetica, Lodi ammonisce: "L’ondata arriverà anche da noi, soprattutto attraverso le aziende fornitrici, stiamo già registrando aumenti dei costi e ritardi nelle consegne. Le prime a soffrire saranno le fonderie: è la quiete prima della tempesta".

Lodi commenta poi la posizione del segretario della Cgil, Maurizio Landini: la sigla non darà indicazioni di voto. "Nessuno può mettere in dubbio la scelta di campo della Cgil in termini valoriali: la Costituzione e l’antifascismo, ma dare indicazioni è un’altra cosa", dice. "Il riferimento della Cgil è la nostra gente, la tutela dei salari e del lavoro – chiosa –: non abbiamo più un partito di riferimento che porti avanti i nostri valori. Noi sappiamo in quale campo siamo, non so se la politica lo sa. Del resto metà dei cittadini – e molti sono lavoratori – non vota: è un segnale di disaffezione alla politica".

Paola Benedetta Manca

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