Nella rassegna ‘Il Sabato all’Accademia’, che l’Accademia Filarmonica organizza alla Sala Mozart di via Guerrazzi 13, fa la sua apparizione oggi alle 17 uno strumento non solito fra quelle mura’: la fisarmonica. La imbraccerà Claudio Jacomucci, concertista, docente e compositore, che a tale strumento si dedica da 40 anni, con una formazione tutta fuori dall’Italia.
La fisarmonica è estranea alla nostra cultura?
"Sì e no. Le fisarmoniche prodotte a Castelfidardo sono le più richieste e di certo le migliori al mondo. Ma la considerazione estetica – da strumento d’intrattenimento popolare a strumento artistico – è partita con qualche decennio di ritardo rispetto al resto d’Europa, soprattutto in termini didattici: negli anni ’90 c’era ancora una sola cattedra di fisarmonica nei conservatori italiani; oggi tutti ce l’hanno (tranne Bologna!)".
L’evoluzione artistica ha mutato lo strumento?
"L’accordéon brevettato nel 1829 poteva produrre solo accordi tramite una manciata di bottoni: veniva utilizzato nei salotti come accompagnamento. Col tempo gli venne aggiunta una tastiera, facendolo diventare un piccolo armonium capace di suonare melodie accompagnate. Oggi è quasi un organo, che si estende su 7 ottave e ha una capacità polifonica notevole".
Cosa suona in concerto? "C’è una letteratura originale vastissima per lo strumento, anche se a me continua a interessare molto la trascrizione e adattamento di brani nati per altri strumenti: in particolare pezzi di epoca barocca. Suonare il Ricercare a 6 voci dall’Offerta musicale di Bach è una vera sfida. Il concerto di oggi si concentra sul genere del canone e della fuga, ripercorso dal Settecento al Novecento (Webern, Ligeti, Nancarrow), compresa una mia composizione".
Marco Beghelli
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