La Fondazione Furla torna ’a casa’ ad Arte Fiera

La risposta all’invito di Menegoi con una creazione dal vivo. La curatrice Roccasalva: "Una bella chance per partecipare alla vita della città"

Migration

di Benedetta Cucci

"We are changing". Uno dei claim che accompagnano l’identità visiva di Arte Fiera 2023 è molto chiaro nella sua essenzialità: la quarantaseiesima edizione, la quarta governata da Simone Menegoi, aprirà le porte di piazza della Costituzione a un nuovo corso dal 3 al 5 febbraio. Ma il rinnovamento sta proprio nei fatti, nelle iniziative del Public Program – gli appuntamenti nei padiglioni 25 e 26 accanto alla vita delle gallerie – in cui salta all’occhio un nome, quello della Fondazione Furla, che per varie edizioni – dal 2005 in forma biennale – portò sotto le Torri il prestigioso Premio Furla (lo vinse anche Sissi), a sostegno degli artisti italiani emergenti, e che nel 2015 decise di migrare a Milano in cerca di internazionalità, per concludersi poi con la decima edizione presieduta da Vanessa Beecroft lo stesso anno. Il marchio bolognese di pelletteria classe 1927 presieduto da Giovanna Furlanetto, che ha creato la Fondazione nel 2008, fa quindi ritorno a casa.

Stringe una collaborazione con Arte Fiera dopo aver ricevuto un invito del direttore artistico Menegoi, che nell’ambito del Premio fu selezionatore dei finalisti nel 2011, quando Christian Boltanski ne fu il padrino. "La Fondazione Furla mancava da Bologna da circa dieci anni– racconta Menegoi – e il suo interesse per la performance come mezzo espressivo è quello che ci ha spinti ad allacciare una collaborazione". E prosegue: "Già Bruna Roccasalva, direttrice artistica della Fondazione per la parte contemporanea, aveva curato una selezione di importanti performance al Museo del Novecento a Milano e mi sono detto che bisognava cercare di persuaderla a portare questo interesse a Bologna". E così è stato.

Le azioni dal vivo, punto fondamentale della manifestazione già dal 2019, entrano in una nuova era con la Fondazione, puntando su un solo, ambizioso intervento, presentato per la prima volta in Italia, che coniuga installazione, performance e coreografia: una creazione dal vivo del collettivo artistico israeliano Public Movement. "Abbiamo raccolto l’invito di Arte Fiera con grandissimo piacere per due motivi – afferma Roccasalva –. Il primo è che la Fondazione da anni porta avanti un programma che ha nelle collaborazioni istituzionali la base e la fiera dell’arte rappresenta un nuovo partner con cui sperimentare, come abbiamo fatto coi musei. Il secondo è che è una bella chance con cui partecipare alla vita culturale di Bologna".

Nel Public Program anche Opus novum, la commissione di un’opera inedita rivolta a un artista italiano affermato, che nel 2023 andrà a Alberto Garutti e la prima Led Wall Commission della storia fieristica, ovvero un video d’artista per il formato billboard con protagonista il videomaker Yuri Ancarani, che negli stessi giorni vedrà una sua personale al MAMbo. "Sono arrivato nel 2018 per l’edizione 2019 e la posizione per Arte Fiera era già quella di un un riposizionamento– spiega Menegoi – e dopo un’edizione faticosa come la scorsa era il momento di dare un’accelerata". Novità anche nell’allestimento col Centro Servizi, area prima dell’ingresso nei padiglioni, firmato MCA – Mario Cucinella Architects e nel capitolo gastronomico, ripensato con un servizio di catering qualificato e l’intervento di bei nomi quali Massimiliano Poggi.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro