CLAUDIO CUMANI
Cronaca

"La fratellanza è un vero compito politico"

Enzo Bianchi oggi alle 18 in Salaborsa presenta il suo ultimo libro ’Fraternità’: "Una vocazione necessaria ma non scontata"

"La fratellanza è un vero compito politico"

Enzo Bianchi, monaco e saggista, fondatore della comunità di Bose

Fraternità è la resistenza alla crudeltà del mondo. Lo scrive papa Francesco nella breve prefazione al libro appena uscito di padre Enzo Bianchi sottolineando la necessità di passare dal dire ‘io’ al dire ‘noi’ per vivere insieme. "È stato il Santo Padre – racconta il religioso – a offrire il suo testo per darmi un segno del suo affetto e della sua stima". ‘Fraternità’ (Einaudi editore) viene presentato oggi alle 18 in Salaborsa, nell’ambito del ciclo ‘La voce dei libri’, dall’autore in dialogo con Alberto Melloni.

Padre Bianchi sgombra subito il campo da ogni equivoco: la fraternità non è spontanea e non è una condizione naturale, ma è un compito che sta sempre davanti a noi.

O meglio una vocazione necessaria. E, a riprova di questo, cita nell’ultima pagina le tre celebri domande di Emanuel Kant (cosa posso sapere? cosa devo fare? cosa posso sperare?) sostenendo che è appunto la fraternità la prima, decisiva e pratica risposta. È dunque tempo, come sostiene lo scrittore francese Régis Debray, di ‘far uscire dalla naftalina questa vecchia signora’.

Padre, questo tema non è solo un’emergenza del nostro tempo ma affonda le radici nella storia dell’uomo?

"La fratellanza non è dato certo nemmeno nei legami di sangue: in famiglia si nasce magari con fratelli ma fratello bisogna diventarlo poi sul serio. È un compito da rinnovare, una vocazione mai instaurata e spesso rotta dall’odio, come appare nelle mitologie dei popoli, da Romolo e Remo fino a Caino e Abele. Lo ripeto: non parliamo di una condizione spontanea, ma di un’opera ineludibile che va realizzata giorno dopo giorno".

La rivoluzione francese parlava di libertà, uguaglianza e fraternità. Che ne è di questi tre valori?

"Certamente la fraternità è la sorella minore e dimenticata. Si è combattuto per la libertà e l’uguaglianza, ma per il terzo valore è difficile fare battaglie. Credo che si debba instaurare la fraternità come compito politico, vincendo i tanti timori. I migranti possono fare paura, ma sono fratelli che fuggono dalla violenza in cerca del pane. Non va dimenticato che in ognuno di noi c’è uno straniero".

Dunque, la fraternità ha a che fare con la dignità dell’altro, con l’assunzione di responsabilità, con la solidarietà. Ma come si può mettere in pratica questa idea se noi siamo, come lei sostiene, frutto dell’incontro fra modernità, ebraismo, antichi mondi greco e romano e tanto altro ancora?

"In una società complessa la fraternità è un compito appunto complesso e riguarda ricostruzione di ponti, riproposizione di confronti, riconciliazioni religiose, culturali ed etniche. A proposito dei migranti bisogna pensare a esseri umani con altra etica e altri orientamenti, tenendo conto che escludere la diversità offende la fratellanza".

Serve dunque ritrovare questo sentimento per combattere il rancore, l’indifferenza e la paura che ci accompagnano quotidianamente?

"Serve un cammino di educazione e formazione per creare tolleranza e rispetto delle diversità e delle complessità umana. La fraternità è legata alla mancanza di qualunque forma di disprezzo verso l’altro e diventa comunque, grazie alla diversità, più colorata e ricca".