di Beppe Boni
FERRARA
Alluvione a parte, il barometro del mondo dell’ortofrutta oscilla fra luci e ombre ma con una dose di ottimismo. La lettura negli ultimi bagliori dell’estate tocca a Paolo Bruni, presidente di Cso, Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, organismo che raccoglie 70 produttori. E’ una realtà unica in Italia che associa aziende di punta nella produzione e nella commercializzazione. Completano la gamma imprese specializzate dal packaging alla logistica, alla lavorazione, ai macchinari, alla distribuzione.
Perché gli agricoltori lamentano difficoltà a fare reddito sostenibile?
"Fino a qualche anno fa i problemi erano legati ad un surplus di offerta. L’Italia produceva 1.700.000 tonnellate di pesche nettarine di cui in Emilia Romagna 5-600.000 tonnellate. Le pere: 900.000 tonnellate a livello nazionale con l’Emilia Romagna a quota 500.000. Il kiwi: 600.000 tonnellate. Oggi il problema è quello di non riuscire più a produrre e quindi con rese non più accettabili per ettaro".
I motivi?
"Il cambiamento climatico, nuovi insetti nocivi, nuove fisiopatie, che non riusciamo a contrastare in quanto abbiamo sempre meno prodotti fitosanitari efficaci a disposizione anche per limiti posti dall’Europa".
Cosa chiede il mondo agricoltura al nuovo commissario europeo?
"Di fare l’opposto del suo predecessore, evitando derive ambientaliste con divieti nell’uso di certi prodotti".
In generale la produzione di frutta è diminuita.
"La qualità italiana rimane al top, pur con i limiti dei dati Istat, ma se guardiamo la produzione frutticola in 20 anni è diminuita del 20%. Note positive vengono però dalla raccolta di pesche, nettarine e uva da tavola".
Il frutto che soffre maggiormente?
"E’ la pera, che comunque rimane un fiore all’occhiello".
Qualche cifra esemplificativa?
"La produzione è scesa da un potenziale di 900.000 tonnellate ad uno attuale di circa 500.000 tonnellate che i nodi del clima insieme alle fisiopatie hanno condotto sul minimo storico di 180.000".
Che aria tira con la stagione in corso?
"La raccolta deve ancora terminare, ma la situazione è migliorata. Le stime di metà luglio parlavano di 405.000 tonnellate, il doppio del 2023, comunque sul -20% rispetto al 2022. L’Emilia Romagna con 245.000 tonnellate previste per il 2024 sembra ritornare su livelli normali dopo 5 anni".
Anche il kiwi soffre.
"Le previsioni indicano 278.000 tonnellate, il 5% in più rispetto al 2023, che già era basso".
L’export come va?
"In quantità diminuisce. Nei primi 5 mesi del 2024 l’export di frutta è sceso del 7%. Incidono la crisi del canale di Suez e le guerre in corso. È salito però il valore: +8% sullo stesso periodo dell’anno precedente. E questo è un buon risultato".