
La cerimonia in piazza del Nettuno ieri per l’80esimo della Liberazione di Bologna
"La grande scommessa che resta ancora alla nostra società è quella di costruire un futuro che non sia di un singolo, ma di tutti". Le parole di Anna Cocchi, presidente dell’Anpi, si intrecciano a quelle del sindaco Matteo Lepore e a quelle di Daniele De Paz (Comunità ebraica) nell’ottantesimo anniversario della Liberazione di Bologna. In una piazza del Nettuno ancora choccata per la notizia freschissima della morte di Papa Francesco, gli sguardi dei presenti si stagliano sulla lapide in ricordo dei Gruppi di Combattimento dell’Esercito Italiano, dove viene posta una corona di fiori.
La campana dell’Arengo suonata a festa dall’Unione campanari bolognesi, le bandiere delle Brigate Partigiane decorate dal sindaco – a una a una – con una speciale medaglia celebrativa, gli stendardi tricolori con sopra scritto "W la Resistenza" distribuiti dall’Anpi, le melodie della banda Filarmonica comunale ‘Primo Carlini’ di Malalbergo, i vessilli delle Brigate Partigiane bolognesi, della Brigata Friuli in arrivo da Brisighella e della Brigata Maiella in corteo. Una mattinata nel ricordo di quel 21 aprile 1945, quando gli alleati del 2° Corpo Polacco dell’ottava Armata Britannica, della Divisione USA 91esima e 34esima assieme ai gruppi di combattimento e alle altre brigate partigiane entrarono in città dopo la fuga degli occupanti tedeschi, proprio fino ai piedi del Nettuno.
"Non immaginavo di dover portare i miei saluti insieme con una notizia così triste come la morte del Papa – esordisce Cocchi, prima del minuto di silenzio e di un lungo scrosciare di applausi –. Oggi 21 aprile 2025 festeggiamo l’80esimo della Liberazione della nostra città e abbiamo voluto con noi anche solo simbolicamente gli uomini e le donne che hanno tenuto fra le loro mani queste bandiere. Oggi ringrazio tutti i volontari e non solo con il cuore in mano perché essere qui significa scegliere da che parte stare ed esserci anche oggi, come 80 anni fa". "In un momento in cui sentiamo che i valori difesi allora sono minacciati o accantonati – aggiunge De Paz –, si tratta ancora una volta di scegliere la difesa della vita e della libertà democratica faticosamente conquistata dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La storia non va stravolta né demonizzata, ma riletta in senso critico e prospettico. La festa della Liberazione è la condanna di ogni antisemitismo e odio, bisogna arginare le false narrative e agire con decisione tutti insieme alla luce della cultura che ripudia la guerra per la risoluzione dei conflitti". Presenti in piazza tanti esponenti del centrosinistra locali e nazionali, dall’ex sindaco Virginio Merola al deputato Andrea De Maria, fino alla consigliera regionale Simona Lembi.
"Credo che la nostra generazione in particolare abbia il compito di passare il testimone ai più giovani e raccontare quello che è stato affinché la memoria non si perda – chiude Lepore –. Dobbiamo restituire ai nostri figli e ai nostri nipoti un Paese libero, indipendente e impegnato per i diritti umani e le libertà".