La maratona dei trapianti salva 11 pazienti "Tre prelievi da donatori a cuore fermo"

Sant’Orsola, in tre giorni impiantati sei fegati e sei reni più un intervento bilaterale di polmone. Ravaioli: "I malati stanno reagendo bene"

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di Donatella Barbetta

"I trapianti a volte sono imprevedibili e per non perdere alcuna occasione si cerca di fare il massimo. Abbiamo iniziato con due donatori in uno stesso giorno e poi altri nel giro di poche ore. Il centro trapianti ci chiama e noi in base alla gravità dei pazienti diamo l’organo a chi ne ha più bisogno". Il chirurgo Matteo Ravaioli spiega così l’avvio della maratona di trapianti di Pasqua al Sant’Orsola, dove le sale operatorie sono rimaste in funzione giorno e notte con decine di professionisti che si davano il cambio, tra medici, infermieri, tecnici e operatori socio-sanitari. In undici, tre donne e otto uomini, dai 29 ai 71 anni, vivono dalla scorsa settimana con nuovi organi. Nei giorni precedenti alla Pasqua, dal martedì pomeriggio al venerdì, l’attività è andata avanti a ritmi sostenuti e sono stati impiantati 13 organi grazie alla generosità dei donatori e delle loro famiglie che hanno consentito ai chirurghi di eseguire 6 trapianti di fegato, 6+ di rene, per due malati è stato necessario il doppio trapianto, mentre una persona ha ricevuto i polmoni. I pazienti provengono da tutta Italia.

Ravaioli, responsabile del programma chirurgia addominale dell’insufficienza d’organo e dei trapianti del Sant’Orsola, sottolinea anche un record: "Non era mai avvenuto di avere nella stessa settimana due donazioni a cuore fermo, si tratta di un’attività in continuo miglioramento e che sta facendo grandi progressi. E poi, contemporaneamente, abbiamo gestito anche le urgenze e i casi oncologici senza tralasciare i problemi che ancora ci causa il Covid. Al padiglione 5 eseguiamo trapianti di rene e di fegato e ci siamo interfacciati con la chirurgia del tratto gastro-intestinale e del pancreas". Lo specialista mette in evidenza anche il lavoro dei nefrologi: "Siamo tra i primi centri in Italia per il trapianto di rene, anche grazie al lavoro dei nefrologi che studiano donatori e riceventi, tra questi ultimi anche ragazzi, e la parte immunologica. Il mio ringraziamento va anche ai giovani chirurghi che vanno a fare i prelievi fuori regione e poi al rientro danno il loro apporto in sala operatoria. I pazienti? Stanno reagendo bene e alcuni sono più avanti nella ripresa". Tre organi sono arrivati da donatori a cuore fermo, due dei quali prelevati al Policlinico. Importante anche il ruolo degli anestesisti, Antonio Siniscalchi è il responsabile della terapia intensiva post operatoria dei trapianti di organi addominali. "Abbiamo prelevato il fegato da due donatori a cuore fermo: è una procedura complessa che può avvenire solo dopo la certificazione della morte al termine di un elettrocardiogramma protratto per 20 minuti. Richiede un’organizzazione di tecnologie e risorse umane difficilmente presente al di fuori di pochi grandi ospedali – ammette –. Dopo i 20 minuti di osservazione, la metodica consente la circolazione del sangue negli organi da trapiantare, mediante la macchina Ecmo. Sono presenti almeno tre anestesisti, il chirurgo vascolare e il tecnico perfusionista, specializzato nella circolazione extracorporea, perché il sangue viene prelevato, ossigenato e poi reinfuso al paziente in modo che gli organi superino il danno ischemico avvenuto. L’ossigenazione deve avvenire nel più breve tempo possibile, pertanto l’Ecmo team deve lavorare in piena sintonia, come durante un pit stop in Formula 1. La nostra unità è formata da 9 specialisti, ma due di noi erano assenti perché positivi al Covid e quindi abbiamo lavorato in 7, con lunghi turni".

Matteo Cescon, direttore della chirurgia epatobiliare e dei trapianti dell’Irccs, precisa di "aver curato l’aspetto organizzativo e la definizione dell’équipe. Il lavoro di squadra è fondamentale davanti a questa ondata di donatori. Un ragazzo che ha ricevuto il fegato si era aggravato e per lui l’intervento era particolarmente urgente". Piergiorgio Solli, direttore della chirurgia toracica metropolitana e trapianto polmonare, descrive l’operazione eseguita: "Un trapianto bilaterale di polmone su una persona affetta da ipertensione polmonare, malattia che provoca una progressiva insufficienza respiratoria. È il terzo trapianto di polmone dall’inizio dell’anno".

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