"La mia strada sul Tropico. Sogno gli stadi. E Vasco"

Davide Petrella, stasera all’Estragon, ha collaborato anche con Cremonini "Ho avuto la fortuna di scrivere per altri, ma l’obiettivo è fare l’artista".

Il suo nome è Davide. Davide Petrella. Anzi, Tropico. E risolve problemi. Proprio come il Mr. White de Le iene di Quentin Tarantino. Anche se i suoi sono problemi musicali. Calcisticamente parlando, il suo ruolo è quella di uscire palla al piede dalla mischia a centrocampo e servire al bomber il passaggio decisivo. Basta ricordarsi dell’ultimo Sanremo e del fatto che due dei brani da podio, Due vite di Mengoni e Cenere di Lazza portano (pure) la sua firma. Ma la lista dei fuoriclasse che si sono avvalsi degli assist di Davide-Tropico è lunga e include Cesare Cremonini, Fabri Fibra, Emma, J-Ax, Elisa, Mahmood, Elodie, Marracash. Ma quella del golden boy napoletano non è una vita da mediano perché ci pensano i dischi in proprio, quelli che una passionaccia per i romanzi di Henry Miller lo spinge a pubblicare come Tropico, ad aggiustargli sulle spalle la maglia del goleador. L’ultimo s’intitola Chiamami quando la magia finisce e lui lo presenta stasera all’Estragon assieme al nuovo singolo Ubriachi di vita.

Davide, la strada come autore gliel’ha spianata Cesare Cremonini, dopo averlo conosciuto su Myspace quando stava ancora nel gruppo Le Strisce.

"Anche se ho avuto la gran fortuna di scrivere per altri, il mio obiettivo rimane quello di fare l’artista. Uscito da Le Strisce ho pubblicato un album a mio nome, ma solo con Tropico ho trovato la mia strada. È stata la gente a farmelo capire. E se il primo disco come Tropico ha avuto il compito di aprire un varco, questo arriva per allargarlo".

In ’Chiamami quando la magia finisce’, oltre a condividere ’Fantasie’ con Cesare, ci sono Mahmood, Franco 126, Raiz, Joan Thiele e Madame.

"La presenza di tanti ospiti è una specie di battesimo del fuoco. Non per me, ma per loro. Vengono a giocare un campionato importante quanto a canzoni, versi, melodie; quindi, se accettano di scendere in campo assieme a me devono essere pronti a dare tanto".

Nonostante il successo, continua a preferire il Frecciarossa all’idea di trasferirsi al Nord.

"Da Napoli o te ne vai ragazzo o diventa una fatica. Sono attaccato ai luoghi, alle persone, e non credo che riuscirei a vivere altrove. Napoli è il centro del mondo, quel che deve succedere oggi nella musica, succede lì. In altre città c’è industria, ma può diventare ingombrante per la creatività, che è figlia pure del gioco e della serenità".

Potessi scrivere per…

"… per Vasco. Anzi ‘con’ Vasco. Ma anche per Mina, Celentano, Paolo Conte".

Dove vuole arrivare?

"Agli stadi. Sono una metafora per dire che voglio fare musica importante, che piaccia alla gente. Mi sto costruendo un pubblico pezzetto per pezzetto. Ci metterò 15-20 anni, ma la determinazione è quella di diventare un artista di massa".

Chi le piacerebbe avere ospite all’Estragon?

"Pescando nel parcheggio dei sogni, Tame Impala, gli Arctic Monkeys. Ma sarebbe Glastonbury più che Bologna". All’Estragon, o nella sua Napoli, coi piedi piantati a terra, meglio, infatti, lasciarsi tentare da ’fantasie’ un po’ più accessibili.

Andrea Spinelli