"La mia Università rosa, che guarda al futuro"

La prima candidata al rettorato è Giuliana Benvenuti, da Filologia: "Contano le idee, non il genere. E i temi da affrontare sono tanti"

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di Federica Orlandi

Si è candidata con un post su Facebook. "Ho aperto il social per l’occasione", ammette. E nell’aprire ufficialmente la corsa, ha specificato: "Non sono in scia a nessuno". Così, fin dal primo istante la professoressa di Letteratura italiana contemporanea Giuliana Benvenuti, unica candidata donna – anzi, per ora unica candidata ufficiale in assoluto – alla poltrona di rettore dell’Università, ha dimostrato di sapere il fatto suo.

Professoressa, su Facebook scrive: ’Mi candiderò a guidare l’Ateneo in modo indipendente, non sollecitata dall’attuale governance’. Una presa di distanza?

"Ne approfitto per chiarire un pensiero articolato, difficile da concentrare nelle poche righe di un post sui social: non mi pongo né contro né a favore dell’attuale rettore Francesco Ubertini. Ho voluto marcare la mia indipendenza nella scelta di candidarmi e nelle proposte di programma. Questo non significa che non riconosca i meriti di questi sei anni di rettorato e le molte innovazioni che ha portato: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Resto però convinta del fatto che ci siano ancora molte questioni aperte".

Quali, per esempio?

"La riorganizzazione del nostro assetto amministrativo, la questione dell’internazionalizzazione, che sebbene abbia fatto tanti passi avanti molti ancora ne ha da da fare, poi la competitività nella ricerca e ancora l’armonizzazione tra le diverse realtà dei campus, ciascuno dei quali vanta grandi potenzialità e progettualità che vanno supportate. Non solo: oggi al centro dei nostri dibattiti c’è la didattica. In questa fase emergenziale stiamo ottenendo ottimi risultati, ma bisogna capire come sul lungo termine l’emergenza in corso porterà a un ripensamento dei metodi dell’università. La quale, comunque, dovrà restare basata sulle lezioni in presenza".

La carne al fuoco è molta... Per questo ha deciso di candidarsi ora, per prima?

"Voglio avere tutto il tempo per confrontarmi su queste tematiche con tutte le componenti dell’università, dagli studenti ai tecnici amministrativi ai docenti. Giugno non è poi così lontano".

Cosa porta con sé dall’esperienza in Senato accademico?

"In questi sei anni ho apprezzato l’ampiezza delle competenze e dell’innovazione che ogni giorno si sviluppano in università. E le peculiarità dei diversi ambiti del sapere, che sono però spesso anche trasversali: grandi temi come il cambiamento climatico o le nuove tecnologie toccano moltissimi ambiti differenti. E sono il motore di ricerche in grado di coinvolgere atenei e istituzioni di città, ambiti e settori diversi".

Lei è un’umanista: un vantaggio, in questa Università?

"Trovo questa distinzione dei saperi un po’ artificiale: ognuno ha le proprie specificità, è ovvio, ma credo nella condivisione delle conoscenze per l’evoluzione del sapere. Anche in questo, l’Unibo ha un potenziale enorme: l’assetto multicampus lo dimostra".

Come immagina il prossimo rettore?

"Penso a qualcuno che, a prescindere dal suo ambito di provenienza, abbia una storia personale significativa; deve avere lo sguardo rivolto alla crescita comune dell’ateneo, alla condivisione dei suoi valori".

E magari che sia donna...?

"Al di là del genere, contano le idee. Tuttavia, trovo ragionevole la presenza di candidate donne: la nostra comunità è in gran parte femminile, dunque è normale che le candidature rispettino le proporzioni di entrambi i generi. Anzi: proprio perché l’università è un luogo di pensiero aperto, uno specchio delle evoluzioni sociali, trovo particolarmente giusto che rispecchi anche questa spinta verso la parità di genere".

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