"La musica che cura si può fare da casa"

Il bolognese Godblesscomputers (Lorenzo Nada) tra i protagonisti on line oggi e domani con Murubutu, Zamboni, Sean Kuti e altri

di Pierfrancesco Pacoda

Tra i ritmi astratti dell’hip hop strumentale (quello che teorizzava il ‘giradischi al potere’) e le atmosfere del soul più sensuale, Godblesscomputers – nome d’arte del musicista e produttore che vive e lavora a Bologna Lorenzo Nada –, è uno dei giovani esponenti della nuova ondata dei compositori che hanno fatto del suono elettronico un linguaggio senza frontiere. Costretto come tutti a casa, ha deciso di pubblicare nei prossimi giorni il brano Fire in the Jungle, che anticipa il nuovo album The Island, in uscita a ottobre. Sarà uno dei protagonisti del festival in streaming La musica che cura, ideato da Django Concerti, in programma oggi e domani su Lepida Tv dalle 18.30 e sulle piattaforme dei partecipanti. In cartellone anche Murubutu e Claver Gold, Mama Marjas, Nando Popu dei Sud Sound System, Marianne Mirage, Massimo Zamboni e artisti internazionali come Sean Kuti. L’iniziativa sostiene una raccolta fondi attiva su GoFundMe per la Protezione Civile (attraverso il link https:bit.lyMusiCureFestival).

Cosa suonerà per ’La musica che cura’?

"Proporrò un piccolo viaggio attraverso la mia produzione degli ultimi anni, basandomi proprio sulle tecniche del dj. Sarà una occasione per riflettere su come è cambiata la mia musica, sull’influenza della tecnologia, sulla maniera di raccontare e su come gli artisti si relazionano con i tempi che viviamo".

Questo cosa significa, nel suo caso?

"Proveniendo dall’hip hop, che è ‘musica di strada’, ho sempre tratto ispirazione dagli incontri, da quello che succede a Bologna, dalla vita di quartiere, dalle chiacchiere da bar. Cercavo frammenti di normalità, li sottraevo alla vita di ogni giorno e li trasformavo in racconti epici. Adesso tutto questo non esiste più, le canzoni scaturiscono dalle suggestioni che arrivano dalle letture, dai film, dai consumi culturali casalinghi. Hanno orizzonti meno dilatati, sono più intime, meno geografiche".

L’esatto contrario del suo disco in uscita.

"The Island è un concept album che gravita intorno al tema dell’isola dei nostri sogni, misteriosa e incontaminata. È pensato come una colonna sonora di un documentario sul movimento, l’attraversamento degli spazi. È stato composto e registrato prima della chiusura. Se lo avessi concepito oggi, sarebbe probabilmente diverso, più claustrofobico. Per questo abbiamo deciso di farlo uscire in ottobre, perché è un lavoro nel quale il senso della rinascita è molto presente".

Nel frattempo chi compone musica elettronica, può continuare a lavorare in casa.

"Già da tempo la tecnologia digitale ha trasformato le nostre abitazioni in autosufficienti studi di registrazione. E ho ricominciato a studiare pianoforte, per arricchire di sonorità classiche le musiche che continuerò a scrivere in quarantena".

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