Bologna, 8 novembre 2023 – Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna. C’è poco di serafico nell’incertezza che avvolge La Perla, ma il proverbio per il brand di lingerie è calzante: "Se Tennor non viene da noi, noi andiamo da Tennor".
E così, dopo che il fondo olandese proprietario del marchio non si è presentato al tavolo con il ministero, le 229 lavoratrici preoccupate per il proprio futuro andranno a far suonare tamburi e fischietti, che da mesi si sono presi la scena davanti al sito di via Mattei, per le strade di Londra.
"Nelle assemblee sindacali si è deciso all’unanimità che, in assenza della partecipazione della proprietà agli incontri, saremo noi a recarci presso la sede legale europea del fondo Tennor", si legge in una nota emanata da Filctem-Cgil Bologna e Uiltec Uil Emilia-Romagna, rilasciata al termine di una giornata-fiume piena di consultazioni.
4 mesi
Lunedì il consulente di Tennor Brendan Murphy, in video-collegamento, aveva chiesto ancora quattro mesi per formulare i termini di "una ristrutturazione e una riorganizzazione, tecnologica e logistica per affrontare il rilancio del marchio", che passerebbe dalla "individuazione di un nuovo stabilimento e una riduzione della forza lavoro".
"L’assemblea – continua il comunicato – ritiene importante che il ministero attivi immediatamente gli organi ispettivi per il controllo delle posizioni contributive e fiscali, visto quanto emerso qualche giorno fa presso la sede di Londra, e in considerazione delle nostre richieste in tal senso. La lotta di queste lavoratrici è un presidio di democrazia contro la speculazione finanziaria e per la responsabilità sociale che manca all’azienda".
Il riferimento è alle notizie arrivate da oltremanica, dove il giudice ha ordinato la chiusura dell’ufficio Perla Global Management UK per debiti fiscali a carico di Lars Windhorst, gestore del fondo Tennor. Si parla di debiti per 12 milioni di sterline. Da La Perla ora vogliono vederci chiaro.
Preoccupazione
"Non può non esserci preoccupazione – commenta Stefania Pisani, segretaria provinciale della Filctem-Cgil –. Siamo sotto scacco di una finanza speculativa, ma la caparbietà di queste lottatrici è commovente: per quanta tensione ci sia, non basta a cancellare la volontà di salvare in tutti i modi l’azienda".
"Le lavoratrici – conclude Pisani – si sono sentite confortate dalla denuncia fatta al Ministero per una verifica erariale. A Londra è stato accertato un buco erariale, quindi la domanda sorge spontanea".
"Il coraggio di queste lavoratrici per la difesa del posto di lavoro assume il significato di una battaglia per la difesa del nostro sistema produttivo", chiosa infine Ugo Cherubini, segretario nazionale Filctem-Cgil.