La Procura: "Non ci sono indagati"

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"È nostro dovere fare tutto il possibile per ricostruire la vicenda nel modo più dettagliato e preciso possibile. Al momento non si sono configurati ipotesi di reato, anche se gli accertamenti proseguono". Sono le parole con cui il procuratore capo di Rimini, Elisabetta Melotti (foto), ha fatto il punto sulle indagini riguardanti la tragica morte delle sorelline di Bologna. Nessuna ipotesi viene esclusa dagli inquirenti, che fino a ieri non avevano iscritto nomi nel registro degli indagati. Neppure quella del suicidio, anche se la pista più accredita sembra essere quella dell’incidente. Alcuni dettagli – utili a definire con maggiore precisione la dinamica dell’episodio – potrebbero arrivare dall’esame del sistema di tracciamento installato a bordo del Frecciarossa. Quella che viene comunemente definita ‘scatola nera’, e che di fatto registra e memorizza tutte le manovre impartite al treno.

L’analisi di questo strumento, di fatto non ancora disposta dagli inquirenti, potrebbe fornire risposte a molte domande. Ad esempio: a che velocità viaggiava il mezzo? A che ora è avvenuta la frenata? Quando è stato azionato il fischio del treno? Particolari che forse non cambieranno l’esito delle indagini, ma che possono aiutare gli investigatori a inquadrare con chiarezza il momento in cui si è consumato il dramma delle due sorelline. Quel che è certo è che le ragazze hanno trascorso la serata al Peter Pan. Poi, grazie a un passaggio in auto dato loro da un ragazzo, sono arrivate alla stazione per rientrare a casa in treno. Giulia, la più grande, parla con il barista. Gli spiega che non ha soldi, perché le hanno rubato la borsa e il telefono. Poi si allontana. Sono in tutto sei i testimoni sentiti fin qui dalla polizia ferroviaria. Tra loro il macchinista del Frecciarossa, il suo vice, il barista e alcuni turisti. La testimonianza più rilevante è proprio quella del macchinista. Si accorge prima della sagoma di Giulia. Poi scorge Alessia, che scende anche lei sul binario, forse per portare via la sorella. Sono attimi, secondi. Poi l’impatto.

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