
La protesta. di un’attivista contro il fast fashion
Abbiamo approfondito il discorso su come poter rendere sostenibile l’incredibile produzione di vestiti degli ultimi decenni, intervistando Celeste Pacifico, la responsabile della Boutique solidale di Andrea Costa a Bologna. Celeste ha quarantasette anni e lavora su questa tematica dalle scuole superiori. Essere volontaria in questo settore le dà molta felicità, perché sa di far del bene agli altri e all’ambiente. Il progetto che coordina prevede la raccolta di abiti usati che i cittadini portano presso la loro sede. Gli indumenti vengono tolti dai sacchi, controllati; quelli in buono stato venduti a basso prezzo, gli altri donati a persone indigenti. La prima domanda che le abbiamo fatto è stata:"Come facciamo a riconoscere prodotti che vengono dallo sfruttamento di lavoratori?" La sua risposta è semplice: "Dobbiamo imparare a guardare l’etichetta" e di conseguenza "evitare di acquistare capi di brand a basso costo che danneggiano l’ambiente e sfruttano i lavoratori". In secondo luogo "prima di comprare un qualsiasi capo dobbiamo porci delle domande: ci teniamo così tanto a quell’abito che non riusciamo a non comprarlo? Possiamo farne a meno?", sostiene Celeste.
Le studentesse e gli studenti: Mariapaola Scaglioni 2C Marysol Gonzalez 2C Stella Chiapperino 1C Maria Pia Infantile 1C Frida Venturi 1C Simone Bongiovanni 3D