NICOLETTA
Cronaca

La rete dei neonazisti : "Progettavano attentati, volevano colpire Meloni". Dodici arresti, 35 indagati

I capi erano il "comandante" Daniele Trevisani, l’"editore" Andrea Ziosi e l’"istruttore" Salvatore Nicotra: il loro modello erano i Nar di Giusva Fioravanti. Miravano a rovesciare l’ordine democratico per instaurare uno "Stato autoritario".

I capi erano il "comandante" Daniele Trevisani, l’"editore" Andrea Ziosi e l’"istruttore" Salvatore Nicotra: il loro modello erano i Nar di Giusva Fioravanti. Miravano a rovesciare l’ordine democratico per instaurare uno "Stato autoritario".

I capi erano il "comandante" Daniele Trevisani, l’"editore" Andrea Ziosi e l’"istruttore" Salvatore Nicotra: il loro modello erano i Nar di Giusva Fioravanti. Miravano a rovesciare l’ordine democratico per instaurare uno "Stato autoritario".

Tempera

Il loro esempio erano i Nar. I terroristi Giusva Fioravanti e Pierluigi Concutelli. "Loro non erano più di 20. Ma hanno quasi rovesciato il governo". Lo stesso obiettivo che, secondo Procura e Digos, covavano i dodici indagati, ai vertici del gruppo Werwolf Division. Un gruppo nato sotto le Torri, a chiara vocaneonazista, suprematista bianco, antisemita e negazionista della Shoah. Ai vertici c’erano il bolognese Andrea Ziosi, i fratelli Daniele e Federico Trevisani, di San Benedetto Val di Sambro, Salvatore Nicotra, di Granarolo, e anche il tenore Giuseppe ‘Joe’ Fallisi, un passato anarchico, noto per aver realizzato la versione ‘lunga’ de ‘La ballata del Pinelli’.

Sono finiti in carcere, assieme ad altri sette sodali, tra cui un altro bolognese, Alessandro Giuliano, di Galliera, tutti indagati a vario titolo per associazione a delinquere con finalità di terrorismo e propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. In totale sono 35 gli indagati: tra questi, anche due minorenni, da qui l’aggravante contestata. Ieri sono state eseguite 25 perquisizioni in diverse città, a seguito delle quali sono stati sequestrati armi bianche, tra cui katane, armi da sparo e anche cimeli nazisti e fascisti.

L’indagine bolognese prende le mosse da un’inchiesta della Digos di Napoli che nel 2022 aveva disarticolato il gruppo neonazista ‘Ordine di Hagal’ (quattro le condanne emesse proprio ieri, che vanno dai 5 ai tre anni). Proprio analizzando i contatti intrattenuti tra gli amministratori del gruppo Telegram di riferimento del sodalizio partenopeo, è emerso il ‘canale bolognese’, Werwolf Division, appunto, composto da 81 utenti, e amministrato dal trentasettenne Ziosi. Il nome del gruppo, ‘omaggio’ alle squadre di guerriglia naziste comandate dall’Ss Heinrich Himmler, è già esplicativo delle intenzioni del sodalizio, i cui membri, già lo scorso anno, erano stati oggetto di perquisizione da parte della polizia. Una circostanza che però non aveva portato il sodalizio a sciogliersi, ma soltanto a cambiare nome, evolvendosi in ‘Divisione nuova alba’. Nome diverso, stesso obiettivo: sovvertire lo stato democratico, per instaurare un "grande Stato etico e autoritario" basato sulla razza.

E per questo avevano iniziato a fare proseliti online e non solo. Nel maggio del 2022, Ziosi, Trevisani e compagni avevano tappezzato la zona del Centroborgo con volantini che invitavano a "distruggere l’organizzazione politica" del "regime" liberale, anche uccidendo la premier Meloni. Il progetto del loro "colpo di Stato", prevedeva ruoli e gradi ben precisi, in un’organizzazione verticistica del potere: i capi, secondo le indagini, erano Daniele Trevisani, autoproclamatosi ‘comandante’; Ziosi, l’‘editore’ del gruppo, che curava pubblicazioni e opera di proselitismo; e Nicotra l’istruttore ‘outsider’: non condivideva le idee naziste degli altri, ma come loro anelava la distruzione dello stato democratico. Con lui erano nate delle frizioni, visto che frequentava amici ebrei. Un fatto che Trevisani e Ziosi non potevano accettare, benché ritenessero Nicotra un ottimo istruttore, che pretendeva dagli ‘adepti’ almeno un’ora di allenamento fisico al giorno. Un’altra fase della preparazione riguardava l’uso delle armi: dalle indagini è emerso come Zoisi fosse in possesso, illegalmente, di una pistola, con la quale si sarebbe andato a esercitare in un poligono clandestino nella zona ovest di Bologna. Il gruppo era pronto ad autofinanziarsi con azioni criminali: pensavano di "assaltare i treni merci", per acquistare le armi, cercate anche sul canale telegram ‘Italia Armi’. E a chi prospettava problemi, i capi rispondevano: "Arrivano per posta in due settimane".