La sanità del futuro parte dalla telemedicina

Il dg dell’Ausl Paolo Bordon ospite al Festival della Scienza Medica: "Spazio a nuovi modelli organizzativi nell’era post-virus"

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Educare alla cura. Ora più che mai. Se negli ultimi due anni la pandemia si è radicata, velenosamente, nella quotidianità di ognuno di noi, la sanità si è schierata in prima linea per trovare quanto prima un valido antidoto e individuare gli strumenti più efficaci per vincere la battaglia. L’obiettivo finale, però, non risiedeva soltanto nel distruggere il nuovo nemico, ma anche nel continuare a offrire le migliori prestazioni ai malati non-covid. Così, in uno scenario del tutto atipico, anche i modelli organizzativi hanno dovuto reinventarsi accelerando i tempi, come spiegato durante il Festival della Scienza Medica (oggi l’ultimo giorno). Se la paura del contagio e la sfiancante sfida affrontata dal sistema sanitario hanno ridotto rapidamente il perimetro entro il quale poter continuare ad operare in presenza, la tecnologia si è così dimostrata essere una scialuppa di salvataggio, consentendo la realizzazione di numerose visite a distanza.

E, sulla scia di ciò che si è potuto osservare, "molte esperienze nate dalla situazione di emergenza - spiega il direttore generale dell’Ausl, Paolo Bordon - sono diventate l’occasione per riprogettare modalità di erogazione dell’assistenza attraverso modelli che consentano di portare la cura e l’assistenza a casa del cittadino".

Un esempio è la telemedicina, capace di incrociare le tecniche mediche a quelle informatiche: il progetto pilota ha consentito di effettuare, infatti, visite oculistiche all’insegna della tecnologia, grazie all’uso di un tablet. Così come Ecg management, un progetto in corso volto a realizzare un vero e proprio elettrocardiogramma ’computerizzato’. O, più semplicemente, il teleconsulto interdisciplinare degli specialisti ambulatoriali ai pazienti fragili assistiti. Tutti elementi innovativi, che fanno della tecnologia il proprio perno centrale, ma per cui rimane comunque fondamentale "fare rete e formarsi: è stato, infatti, recentemente attivato un board di telemedicina composto da professionisti, per mettere a sistema le iniziative in essere e renderle coerenti con le recenti normative a livello nazionale e reginoale - aggiunge Bordon - e garantire il supporto necessario alla progettazione".

E se la pandemia è stata violenta come un fulmine a ciel sereno, anche la ricerca e la raccolta dei dati si sono presentati quali armi imprescindibili, su cui continuare a puntare. "Il covid ci ha insegnato a dare sempre più importanza a questi aspetti - sottolinea Chiara Gibertoni, direttrice generale del Sant’Orsola -. Questo tipo di esperienza ha generato molte consapevolezze che non bisogna, ora, perdere di vista. La conoscenza deve tradursi in una concreta offerta".

Giorgia De Cupertinis

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