REDAZIONE BOLOGNA

La strage alla stazione: "Bellini lì con altri quattro. E conosceva Cavallini"

Le motivazioni della Corte d’appello: "Fu pagato con 100 milioni di lire". Ma legami e ruoli precisi dei protagonisti restano ancora da delineare.

Paolo Bellini è stato condannato all’ergastolo per la strage in primo e secondo grado

Paolo Bellini è stato condannato all’ergastolo per la strage in primo e secondo grado

Cos’è successo davvero il 2 agosto 1980? Una risposta definitiva e certa ancora manca. Ma le sentenze, tra cui quella recentissima d’appello al processo "sui mandanti", che ha portato alla conferma dell’ergastolo per l’ex Primula nera di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, provano a porre dei punti fermi.

Decisivo in questo processo, il video del turista Polzer che riprese in stazione un uomo somigliante a Bellini pochi minuti dopo lo scoppio che provocò 85 morti e 200 feriti: uomo poi riconosciuto dalla ex moglie del reggiano, Maurizia Bonini, che ne ha contestualmente smentito l’alibi, dopo 40 anni. I giudici della Corte d’assise d’appello cercano così di ricostruire quella giornata e soprattutto gli spostamenti di Bellini, ritenuto colui che trasportò l’esplosivo (o parte di esso) in città, dalla Toscana. Bellini nel suo alibi "falso e preordinato", scrivono i giudici, raccontò di essere stato a visitare il fratello Guido in ospedale la sera dell’1 agosto, poi, il 2, di essere partito alle 6 da Reggio Emilia con la nipotina Daniela, diretto a Rimini dove lo aspettavano moglie e figli, per poi partire alle 9.30 verso il Tonale. Una versione che Bonini ha ora smentito: il marito arrivò a prenderli ben più tardi, "oltre l’ora di pranzo". Dunque, alle 10.25 poteva essere in stazione.

Versione che conferma l’intercettazione di Luciano Ugoletti, stretto amico di Bellini, in cui racconta alla compagna di avere alloggiato, il 1° agosto, in un albergo vicino alla stazione. L’affittacamere, interrogata a riguardo nell’82, disse di avere ospitato più volte Ugoletti con un suo amico "pilota brasiliano ’Roberto’" (Bellini guidava aerei e in quel periodo era latitante con l’identità falsa di Roberto Da Silva). La donna, il 2 agosto verso le 9, fu mandata da un uomo poi riconosciuto in Guido Bellini, fratello di Paolo, a svegliare Ugoletti, che uscì in fretta. Lei lo vide dirigersi verso la stazione. Lì, è la ricostruzione, avrebbe incontrato Paolo, forse anche per tenergli la nipotina, portata apposta come alibi.

Ancora: nel 1983 il ladro Gianfranco Maggi, amico di Guido Bellini, rivelò di avere appreso da quest’ultimo morente che il fratello aveva trasportato la bomba a Bologna dalla Toscana, per poi "preparare l’ordigno in una casa di Bologna". Sempre Maggi disse di avere incontrato Ugoletti il 1° agosto, "diretto a Bologna a trovare un amico brasiliano, con cui aveva appuntamento in stazione"; rivistolo una settimana dopo, gli chiese della bomba, e questi gli rispose: "Al momento dello scoppio ero proprio di fronte alla stazione col mio amico brasiliano e altri due". Secondo Maggi, il 2 agosto lì c’erano quindi Bellini e Ugoletti, incaricati di accompagnare in auto "Stefano Delle Chiaie (leader di Avanguardia nazionale, ndr), Gateano Orlando (dell’organizzazione di destra eversiva Mar, ndr) e un tedesco" e "ricevettero perciò 100 milioni di lire a testa". Non erano soli: in stazione, ribadiscono i giudici, c’erano anche Sergio Picciafuoco, la cui presenza è certa dato che rimase ferito nello scoppio, e i Nar condannati (tre in via definitiva, Gilberto Cavallini affronterà mercoledì la Cassazione). Picciafuoco e Bellini si conoscevano, è emerso durante il processo sulla Trattativa Stato-Mafia; e anche l’imputato e Cavallini, che secondo una nota del Sisde del 1983, basata su informazioni dei Servizi americani, si sarebbero conosciuti da latitanti in Sud America. Ma un tratto preciso sui legami di questi personaggi, gravitanti la stessa area ma in gruppi distinti, e i rispettivi ruoli nell’attentato, resta da delineare con certezza.

Federica Orlandi