La ’sua’ Bologna riunita per l’addio a Stefano

Tantissimi ai funerali del giornalista Biondi. Oltre a famiglia, amici e colleghi, molti vip tra sport e spettacolo. Don Fini: "Giocava di squadra"

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di Alessandro Gallo

C’è il suo mondo, quello del pallone, colorato di rosso e di blu. Per l’ultimo saluto a Stefano Biondi, firma de il Resto del Carlino, scomparso mercoledì a soli 64 anni, si mobilita una città intera. Nella chiesa di Santa Maria della Misericordia, ci sono i giganti della pallacanestro (Villalta e Pellacani) ai quali Stefano strizzava l’occhio dai tempi in cui giocava per il Castiglione. Ci sono le istituzioni – Roberta Li Calzi, assessora allo sport e al bilancio, indossa la fascia tricolore –, la cultura (l’ex rettore Ivano Dionigi), lo spettacolo e anche i lettori, che avevano imparato a leggere dalla prosa ironica e accattivante di Stefano le notizie sul loro Bologna.

La chiesa di Santa Maria della Misericordia fatica a contenere l’affetto e la stima per Stefano: perché l’elenco dei presenti è lunghissimo. Solo per il Bologna, che si presenta anche con il labaro rossoblù sorretto da alcuni giovani atleti, ci sono Claudio Fenucci, Marco Di Vaio e Carlo Caliceti, ma pure gli ex Lionello Massimelli, Fabio Poli, Franco Colomba, Marco De Marchi, Beppe Signori, Renzo Ulivieri, Jonatan Binotto, Gianluca Pagliuca con il figlio Mattia, Stefano Pedrelli. E gli ex presidenti Francesca Menarini e il papà Renzo, Alfredo Cazzola con Alessandro Guidi. C’è anche l’ex presidente del Coni delle Due Torri Renato Rizzoli e, via via, Orfeo Orlando, Mattia Grassani, Stefano Dall’Ara, Giorgio Prodi, Roberto Mugavero, Andrea Tedeschi, Giovanni Consorte, Tobia Righi, Giorgio Bonaga.

C’è tutto il suo Carlino – il direttore Michele Brambilla e il vice Valerio Baroncini, gli ex Giancarlo Mazzuca, Paolo Giacomin, Beppe Tassi e Beppe Boni –, i suoi colleghi e amici. Ci sono le altre testate (giornali, radio, tv) perché Stefano, come dice don Mario Fini durante l’omelia, "sapeva giocare di squadra. Conosceva l’importanza del gruppo".

Tanti nascondono la commozione sotto un paio di occhiali scuri (ci sono anche i ragazzi della curva, lo stesso Mihajlovic lo ricorderà qualche ora più tardi durante la conferenza stampa pre-Sassuolo), tocca a Lorenzo Sani tracciarne la figura.

E l’omaggio è da brividi: Lorenzo lo paragona a Scirea: "Se penso al calcio, Stefano è quello che tende la mano all’avversario e lo aiuta a rialzarsi da terra. Mi viene in mente Gaetano Scirea".

Ci sono i tipografi, i grafici e altre figure professionali del Carlino, perché Stefano, che era andato in pensione nel 2018, aveva sempre una parola per tutti. Sapeva ascoltare e sapeva raccontare, senza fare sconti, ma restando con quella leggerezza che lo rendeva unico.

Ci sono la moglie Sabrina e i figli Pietro e Barbara, la sorella e la mamma, c’è tutta la Bologna che Stefano ha amato e raccontato dagli anni Ottanta a oggi, perché anche dopo la pensione si era riproposto in tivù e in radio, sempre con lo stesso garbo, con uno stile unico, impossibile da imitare. "Dobbiamo ringraziare il Signore – le parole di don Mario Fini – per il dono che ci ha fatto". In redazione Stefano aveva un dono speciale: sapeva essere autorevole senza la necessità di trasformarsi in autoritario. Sapeva insegnare con il sorriso un mestiere che ha tanto amato.

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