La svolta di Schlein in Bolognina "Non voglio sostituire il Pd"

Elly s’iscrive nello storico circolo di piazza dell’Unità: "Entro in punta di piedi. Sia il partito dei militanti"

Migration

di Rosalba Carbutti

La svolta di Elly Schlein parte dalla Bolognina. Un circolo storico, dove la candidata alla segreteria Pd ha deciso di (ri)prendere la tessera. Ma – dice – lo faccio "in punta di piedi, con umiltà", appena entra nel circolo dem in piazza dell’Unità, "già un programma", fa la sintesi Elly.

"La data è storica", dice il segretario Mario Oliva. Del resto ieri era il 12 dicembre e sempre il 12 (ma di novembre del 1989) Achille Occhetto a pochi metri da qui diede il via alla svolta che portò alla dissoluzione del partito comunista.

Ad accogliere Schlein nel tardo pomeriggio, una cinquantina di militanti, il segretario del circolo Oliva (ex renziano), il consigliere regionale dem Antonio Mumolo tra i primi a perorare la causa di Schlein, il segretario cittadino Pd Enrico Di Stasi (già schierato con Elly) e l’ex segretario della Federazione del Pci ed ex parlamentare, Mauro Olivi, 85 anni, conosciuto anche come il comunista che mangiava le farfalle. "Di solito in questo partito i leader si dimettono, tu invece sei venuta a iscriverti. Questa è una grande giornata che può segnare un nuovo inizio", suona la carica Olivi. Presentazione a Elly, sorrisi e, dopo il momento solenne del tesseramento, parte l’assemblea spontanea. Militanti in cerchio e la deputata dem al centro che prende appunti sul taccuino rosso del Congresso della Fiom-Cgil a cui ha partecipato ieri mattina, caldeggiando lo sciopero generale contro la manovra del governo, definita dall’aspirante segretaria dem "iniqua e ingiusta".

I militanti parlano, raccontano, non nascondono "delusioni e batoste" vissute a sinistra. Qualcuno è venuto a iscriversi apposta, come Romano di 82 anni, o come una signora che ammette di "non avere mai avuto alcuna tessera". C’è chi chiede risposte per combattere il precariato nelle università e non solo, chi sottolinea la necessità di dedicare più attenzione alla parità di genere, chi chiede ’senza se e senza ma’ di rifuggire da terze vie modello Blair o Matteo Renzi per una seconda Bolognina, chi vuole ripartire dai circoli perché anche a Bologna dove il Pd è forte qualcosa è mancato.

"Senza un contributo largo e plurale si fa fatica a ricostruire la sinistra che vogliamo", risponde Schlein, sbirciando il taccuino rosso. Ci sono Vincenzo, Giuseppe (Chiarillo, ex sindaco di Galliera), Valeria, Andrea, Cosimo, Giuseppe (chiamato ’professor Giliberti’ da Schlein, entrato nel Pd con l’arrivo di Zingaretti segretario). La maggior parte è iscritta al circolo, qualcun altro viene da ’fuori’ "ma – ammette – volevo conoscere Elly". Schlein dice chiaro e tondo che rientra nel Pd con umiltà. Guarda con favore all’idea di Matteo Lepore d’inserire la parola ’lavoro’ al partito democratico, non cita mai (o quasi) gli altri contendenti alla segreteria del Pd, il governatore Stefano Bonaccini e l’ex ministra Paola De Micheli.

"Entro in punta di piedi, per ascoltare. Non sono qui per costruire un altro partito e sostituire il Pd, ma per provare insieme a rinnovarlo", ripete. Mentre parla nella sala adiacente al circolo, Schlein si emoziona.

Ricorda che proprio alla Bolognina aveva fatto la prima assemblea da iscritta: "Era il 2013 e chiedevamo di non fare le larghe intese. Ci avevamo visto giusto...". Schlein ripete come un mantra la necessità "di ridare voce alla base", capovolgere la piramide, "perché il Pd non dev’essere un partito di eletti ed elette, ma di militanti". Ribadisce il no alle correnti "anche perché con il mio cognome sarebbe difficile...". E mentre Oliva conferma mentre iscrive Schlein, viene tirata in ballo l’autonomia differenziata: "Con Stefano avevamo fatto una proposta per la Regione Emilia-Romagna, ma sul tavolo oggi c’è il disegno di legge Calderoli che va respinto con tutte le forze", conclude.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro