GIOVANNI DI CAPRIO
Cronaca

‘La Testa del Duce’, la caduta del fascismo

In Galleria Acquaderni la presentazione del volume del giornalista Beppe Boni. Il giallo indaga la storia dell’italia e di Bologna in quei giorni febbricitanti

Da sinistra Giuseppe Tassi, Italo Cucci e Beppe Boni alla presentazione del libro

Da sinistra Giuseppe Tassi, Italo Cucci e Beppe Boni alla presentazione del libro

’La testa del Duce’ di Beppe Boni si basa su un mistero. È il 25 luglio 1943, una data che qualsiasi persona ricorda a memoria: è il giorno della caduta del fascismo di Benito Mussolini. Appresa la notizia, la gigantesca statua sotto la Torre di Maratona, simbolo del vigore atletico e raffigurante il Duce a cavallo, viene spezzata in tre dalla rabbia popolare bolognese. Il racconto del mistero che coinvolge questo simbolo del regime fascista, abbandonato alla storia come “un messaggio in bottiglia che appare e scompare nel mare ma nessuno lo trova”, afferma Boni. La scultura equestre è stata costruita nel 1929, tre anni dopo l’ingresso scenografico di Mussolini durante l’inaugurazione del Littoriale nel 1926, circa un secolo fa.

Nelle pieghe della storia che sta a monte dell’attuale stadio Dall’Ara, dove i calciatori del Bologna corrono e Vasco o Cremonini cantano, comincia il giallo. La testa del Duce, dopo un finto funerale lungo le vie della città, entra, come detto, in un cono di mistero. Boni, nell’ambito della presentazione di oggi alla Galleria Acquaderni, racconta la vicenda come “una ballata thriller”, in cui la testa è stata “trafugata, nascosta, forse rubata. Ed è diventata oggetto del desiderio di collezionisti e trafficanti”.

Sullo sfondo, nel libro è descritta la controversa vicenda umana e politica del Ras di Bologna Leandro Arpinati, la storia architettonica e simbolica dello stadio di Bologna definito il “primo anfiteatro della rivoluzione fascista”, il racconto della statua equestre affidata a Giuseppe Graziosi e infine la morte di Anteo Zamboni, quindicenne che, dopo un fallito attentato al duce, fu inseguito e linciato dai fascisti.

Assieme a Boni, giornalista del Carlino, alla presentazione in pieno centro i colleghi e amici di una vita: il collega del Carlino Giuseppe Tassi (“Un libro giornalisticamente ben costruito e il ritratto di un’Italia storicamente interessante da raccontare”, ha detto) e il direttore editoriale di Italpress, Italo Cucci, arrivato direttamente da Pantelleria per “raccontare alcune storie” e aneddoti, scritti anche all’interno della prefazione curata da Cucci per il volume di Boni.