La tragedia di via Azzurra Ipotesi patteggiamento

Richiesto dall’imputato. La famiglia della vittima, Luisa Giovannini: "Giustizia"

Ora chiede di poter patteggiare. Dopo aver travolto e ucciso l’81enne Luisa Giovannini in via Azzurra lo scorso 22 ottobre, essere risultato positivo alla cocaina, aver guidato un’auto prestata da un amico nonostante la sua patente fosse revocata dal 2017. Si è presentato in aula, ieri, Gian Luca Nilo, 39 anni, con accanto il suo avvocato Luciano Bertoluzza ma avvalendosi della facoltà di non rispondere. "Abbiamo chiesto termini per patteggiare", il lapidario commento del difensore al termine dell’udienza durata poco più di mezz’ora. E dove si è costituita parte civile la famiglia di Luisa, con il marito attraverso gli avvocati Giovanni Donati e Nicola Stangolini. "La famiglia intende essere presente al processo a prescindere dal risultato. Perché – così i legali – vuole giustizia per quello che è accaduto". Ma tutto, continua Donati, "dipenderà, ovviamente, dalle scelte che farà la Procura". Pur sottolineando di "non avere interesse a fare valutazioni che competono alla pubblica accusa sulla possibilità di un patteggiamento", l’avvocato non nasconde i propri dubbi riguardo a questa eventualità. Infatti, ricorda, "all’imputato viene contestata la recidiva reiterata, che tecnicamente esclude l’ipotesi di patteggiamento".

Il 39enne, infatti, ha precedenti in materia di stupefacenti e proprio per questo non ha più il documento di guida, revocato dalla Prefettura cinque anni fa dopo che fu scoperto in più occasioni al volante in stato di alterazione da alcol o droghe. In ogni caso, conclude il legale, "noi siamo qui perché il processo si concluda in modo giusto, poi per quello che riguarda le richieste risarcitorie affronteremo il tema successivamente".

Nilo, ancora in custodia cautelare, deve rispondere di omicidio stradale e di detenzione di stupefacenti in quanto quel 22 ottobre, i poliziotti della Municipale gli trovarono in un borsello, che aveva portato con sé al pronto soccorso, 12 grammi di cocaina e dieci di hashish, oltre a 1.850 euro in contanti, due coltellini e un manganello telescopico. La Golf nera che guidava il giorno della morte di Luisa, inoltre, gli era stata prestata da un amico: fu quest’ultimo a telefonare alla Questura per spiegare la situazione, quando riconobbe la propria auto nelle immagini dell’incidente pubblicate dai giornali. Finì nei guai per incauto affidamento. L’incidente avvenne poco dopo le 13: Luisa, con la spesa appena fatta, era sul marciapiede e si accingeva ad attraversare sulle strisce per rientrare a casa quando fu schiacciata dalla Golf condotta da Nilo, che si era capottata dopo avere urtato una Yaris rossa proveniente dalla direzione opposta. La manovra, stando alla ricostruzione della donna incinta a bordo della Yaris, sarebbe seguita all’invasione della corsia opposta da parte del trentanovenne, assopito o forse distratto; ridestato dal clacson dell’altra macchina, tentò di schivarla con la brusca sterzata, che però non poté evitare del tutto l’urto e il successivo volo della Golf, che costò la vita all’incolpevole pensionata lì accanto. Si torna in aula il 18 gennaio quando si conoscerà la volontà della Procura sulla richiesta dell’imputato di chiudere la partita con un patteggiamento.

Nicola Bianchi

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