GEMMA SARA GEREVINI
Cronaca

La Turrita d’Argento a ‘Fare Impresa in Dozza’

Il riconoscimento consegnato a volontari e tutor che lavorano in carcere

La consegna del riconoscimento a Palazzo d’Accursio con le istituzioni

La consegna del riconoscimento a Palazzo d’Accursio con le istituzioni

"Questa onorificenza non è un traguardo, ma un punto di partenza". Con queste parole Maurizio Marchesini, presidente di Fare Impresa in Dozza (FID), ha sintetizzato lo spirito della cerimonia con cui ieri il Comune ha conferito ai volontari del progetto la Turrita d’Argento, uno dei massimi riconoscimenti civici. Marchesini ha voluto celebrare la dedizione di tutor e volontari, che "vanno ben oltre il compito tecnico, instaurando con i detenuti relazioni quasi familiari", trasmettendo sapere e umanità, fiducia e speranza. "Quasi tutte le persone coinvolte sono pensionate – ha ricordato – e mettono a disposizione competenze accumulate in una vita". Un ricordo particolare è andato a due figure chiave, oggi scomparse: Italo Minguzzi, ideatore e cofondatore del progetto, e Flavia Franzoni, consigliera FID e moglie di Romano Prodi. Ad aprire la cerimonia è stato il sindaco Matteo Lepore, che ha definito la cultura della solidarietà "trasversale a provenienze, religioni e orientamenti politici", una cultura che Bologna deve continuare a coltivare. "Abbiamo conosciuto ciò che si può e si deve fare all’interno del carcere – ha detto – anche grazie a tanti volontari e associazioni che lo hanno considerato come un quartiere".

Lepore ha sottolineato il valore dell’esperienza FID come esempio di comunità, dove persone diverse scelgono di collaborare per costruire il ‘noi"’ superando disuguaglianze e individualismi. Fare Impresa in Dozza nasce nel 2011 da un’idea di Minguzzi e grazie all’impegno di tre imprese bolognesi (Marchesini Group, IMA e G.D). All’interno del carcere è nata così una officina meccanica, dove i detenuti seguono un percorso formativo e lavorativo con il supporto di tutor volontari. Dopo cinque cicli formativi, FID ha assunto diversi detenuti, e attualmente conta circa 35 impiegati nel progetto. In tredici anni, oltre 70 persone sono passate dall’officina. Il tasso di recidiva è bassissimo: "Poco più delle dita di una mano", ha ricordato Lorenzo Lo Preiato, tra i primi pensionati a entrare in carcere come tutor. Durante la cerimonia le motivazioni del riconoscimento sono state lette dall’assessora al Welfare Matilde Madrid, che ha ripercorso la storia di FID e sottolineato l’importanza dei volontari. Forte il ringraziamento di Lo Preiato: "La nostra officina è come un pollaio dove una dozzina di galli imparano a convivere. Ce la facciamo perché abbiamo un obiettivo comune".