L’accusa di Mignani: "Siti archeologici nel degrado, così non va"

L’ex vicesindaco: "I reperti villanoviani ed etruschi non sono valorizzati". Il Comune: "Sono aree private, non possiamo intervenire"

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"Stanno cancellando le radici di Casalecchio. La sua storia. Allora, è bene che si sappia, non si amministra un territorio se non si conoscono le proprie radici, la propria cultura e, soprattutto, se non la si preserva, la si tutela e la si tramanda ai posteri". Quasi un anatema le accuse lanciate contro l’amministrazione comunale da Roberto Mignani, ex vice sindaco di Casalecchio all’inizio degli anni 2000. Da qualche mese Mignani è tra gli animatori dell’associazione ’Per il bene comune’, che ha per simbolo un girasole. Tra le tante battaglie mosse dall’associazione c’è quella della tutela e la cura di alcuni tra i più importanti siti archeologici di Casalecchio.

"Prendiamo quello vicino all’Asse attrezzato e ad una concessionaria auto – elenca Mignani citando le ricerche pubblicate dal professor Pierluigi Chierici – dove ci sono tracce di insediamenti e strade villanoviane. Sono anni che è illeggibile il cartello che segnala questo sito archeologico. Quindi, nessuno sa cosa ci sia dietro la recinzione. Ci spostiamo di un centinaio di metri, in via Isonzo, nel parcheggio davanti al vecchio ingresso del cimitero. La presenza etrusca a Casalecchio in questo sito è testimoniata dai resti di una casa con cortile e pozzo centrale. Gli studiosi suppongono che qui ci fosse un agglomerato urbano. Ebbene, delle mura delle casa non c’è più traccia, sommerse da terriccio e piante infestanti. Il pozzo è invaso dalle erbacce. Una sommaria balaustra impedisce di caderci dentro. Su un lato di questo sito, una volta c’erano montate delle legende che raccontavano tutto sui ritrovamenti. Sparite anche queste. Sono rimaste solo le basi in metallo. Migliore sorte non l’ha trovata nemmeno il pozzo scoperto nella zona archeologica del quartiere Meridiana. È pieno di immondizie". Come se ne esce? "Se ben curati – chiude Mignani – questi siti potrebbero attirare non pochi turisti, essere d’aiuto ai ragazzi delle scuole. Specie se associati ad un museo che si potrebbe creare nel vecchio municipio in disuso".

"Trattandosi di aree private – replica il Comune – l’Amministrazione comunale non è titolare ad intervenire nell’area. È senz’altro disponibile a collaborare con la proprietà privata e con gli enti sovraordinati, come la Soprintendenza Archeologica, per le azioni di tutela e valorizzazione ritenute opportune. I reperti rinvenuti negli scavi degli anni ’80 e ’90 sono conservati in parte al Museo Civico Archeologico di Bologna e in parte al Museo Crespellani di Bazzano".

Nicodemo Mele

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