L’AI corregge il linguaggio: "Amministrazioni più inclusive. Così cambia la comunicazione"

Nel team di lavoro c’è Rachele Raus, docente al Campus di Forlì per interpreti e traduttori. Il programma sarà lanciato a marzo: fornirà agli enti testi non discriminatori dell’utenza.

L’AI corregge il linguaggio: "Amministrazioni più inclusive. Così cambia la comunicazione"

L’AI corregge il linguaggio: "Amministrazioni più inclusive. Così cambia la comunicazione"

di Sofia Nardi

FORLÌ

Un algoritmo – ce lo insegna l’uso sempre più alla portata di tutti dell’intelligenza artificiale – può fare molto: può realizzare ogni tipo di immagine, elaborare testi complessi e avere accesso alle informazioni più disparate in una manciata di secondi. Quello che sta studiando un team composto da informatici, esperti in analisi dei dati e linguisti che vede tra i membri anche una docente del dipartimento di Interpreti e Traduttori del Campus di Forlì, però, è un algoritmo capace di eliminare le discriminazioni, o meglio: correggere il linguaggio discriminatorio.

Rachele Raus, docente ordinaria di lingua francese e traduzione, lei è nella squadra di lavoro del progetto. Quando avete cominciato a studiare l’algoritmo?

"Tre anni fa, quando insegnavo al Politecnico di Torino che collabora con l’università di Bologna e quella di Tor Vergata. Sin da subito abbiamo ottenuto i primi risultati positivi, poi l’anno scorso il progetto è diventato un Prin, cioè ‘di rilevante interesse nazionale’, ed è stato finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca".

Come funziona il programma al quale state lavorando?

"E’ pensato per agire sui testi di tipo amministrativo: gli scritti vengono sottoposti al programma che comincia a cercare eventuali elementi non inclusivi. Una volta trovati li segnala agli utenti finali e propone loro alcune possibili correzioni che potranno essere accettate o rifiutate".

Come siete riusciti a educare l’algoritmo?

"Abbiamo caricato materiali autentici: comunicati stampa, regolamenti, verbali… Questi testi hanno consentito all’algoritmo di ‘imparare’ ed estendere gli esempi a tutte le casistiche possibili".

Il vostro programma può essere paragonabile a ‘chat-gpt’ che consente di porre domande direttamente all’intelligenza artificiale?

"In un certo senso sì, ma Chat-gpt ha notevoli limiti che riguardano proprio in particolare il linguaggio inclusivo: le questioni di genere, la disabilità, l’ageismo e altro ancora. Noi, invece, abbiamo scelto di procedere con l’apprendimento supervisionato, in cui sono persone in carne ed ossa a inserire le annotazioni e criteri che poi verranno utilizzate nella correzione dei testi. Il nostro programma, per intenderci, funziona un po’ come un programma di traduzione".

In che senso?

"Un classico programma di traduzione opera un passaggio da una lingua ad un altra, mentre il nostro sistema consente di ‘tradurre’ un testo non inclusivo in uno non discriminatorio".

Quali sono gli esempi più diffusi di linguaggio non inclusivo nei testi emessi dalle pubbliche amministrazioni?

"Le situazioni possibili sono innumerevoli. Molto frequentemente non si usa il femminile per alcuni ruoli o professioni, pensiamo a frasi come ‘il ministro Maria Rossi’, oppure si fa uso di stereotipi legati al genere. Entrando nel campo della disabilità, in molti testi si trova ancora ‘il sordo’, o ‘il cieco’, o peggio si usano molte denominazioni che ormai non si usano più. Il nostro programma corregge questi testi in diversi modi: a volte sostituendo una parola, altre volte scegliendo una formulazione di frase che evita il problema aggirando un termine problematico".

Il programma servirà solo agli enti e alle pubbliche amministrazioni?

"Per ora sì. Stiamo già lavorando, però, a una seconda versione che potrebbe essere estesa a ulteriori ambiti, pensiamo al mondo dalla scuola o alla letteratura per l’infanzia. Parallelamente lavoriamo a versioni in altre lingue, per ora il francese e lo spagnolo".

Quanto ci vorrà ancora per l’uscita?

"Molto poco, infatti pensiamo di cominciare a diffonderlo in marzo e cominceranno ad adottarlo le prime realtà: una di queste sarà la Regione Emilia-Romagna. Pensiamo che sarà un grande passo: sarà finalmente più agile la redazione di testi puliti e non discriminatori che ogni giorno raggiungono un grande numero di persone".