REDAZIONE BOLOGNA

L’alluvione, un anno dopo. Gli assistenti sociali:: "Sostenuti 1.500 fragili"

Una giornata di confronto tra i professionisti in prima linea nel maggio 2023 "Fin dall’università serve una formazione specifica per le emergenze".

L’alluvione, un anno dopo. Gli assistenti sociali:: "Sostenuti 1.500 fragili"

A un anno dalla devastante alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna restano le testimonianze della terra, dei fiumi e soprattutto delle persone che l’hanno vissuta. Oltre alle migliaia di sfollati, non va dimenticato chi, fin dal primo giorno, si è messo in prima linea per soccorrere, aiutare, coordinare e ricostruire. Come gli assistenti sociali che, seppur non coinvolti direttamente nei salvataggi, si sono configurati come un formidabile presidio aiuto-organizzativo per tutti i territori colpiti.

È stato questo il filo conduttore dell’evento formativo organizzato in Salaborsa dall’Ordine degli assistenti sociali, a cui hanno partecipato gli operatori in prima linea nell’emergenza e rappresentanti delle istituzoni come Gemma Mengoli, del coordinamento delle funzioni sociali e assistenza alla popolazione della Regione Emilia-Romagna. "È stata una giornata di conferonto sulle prassi professionali già consolidate e su quelle nuove emerse nell’emergenza, ma anche di condivisione umana ed emotiva – ha detto Maria Chiara Briani, presidente dell’ordine regionale degli assistenti sociali –. Un fenomeno come l’alluvione è un frangente che coinvolge gli operatori oltre l’aspetto professionale. Ora serve una formazione specifica sulla gestione delle emergenze all’università e nei servizi stessi".

Una posizione condivisa dalla vicepresidente di Assi.Eme, Francesca Gnudi: "Mettere insieme le conoscenze tramite la tecnica del debriefing, è fondamentale per individuare criticità e punti di forza. Dall’alluvione ci portiamo a casa l’impegno di provare a capire come poter affiancare i territori una volta che l’emergenza primaria è rientrata". E ancora Elena Zini, dirigente responsabile del servizio sociale associato del Comune di Ravenna: "Gli ultimi anni ci hanno allenato a rispondere alle emergenze, abbiamo creato una rete di associazioni sempre più forte che ci permette di essere estremamente efficaci, basti pensare che grazie a questa rete, 54 assistenti sociali, durante l’alluvione, sono stati in grado di contattare più di 1.500 persone fragili e di coordinarne il recupero e l’assistenza".

Durante i primi giorni di emergenza, è stato fondamentale dividere il lavoro, come ha raccontato l’assistente sociale del Comune di Forlì, Sara Balduzzi: "Ci siamo dovute dividere le mansioni per poter essere determinanti. Gli sfollati e le varie emergenze sembravano sopraffarci: ci siamo fatte forza l’un l’altra, ricordandoci alle volte addirittura di mangiare e riposare". Sull’importanza di fare rete, Elisa Djemil, assistente sociale dell’Unione della Romagna Faentina ha parlato di come "nel territorio di Faenza l’emergenza era iniziata leggermente prima, dal 3 maggio infatti era stato attivato il servizio sociale di emergenza. È grazie a tutti i volontari che siamo stati in grado di gestire le migliaia di telefonate che arrivavano ora dopo ora. Questa seppur breve esperienza ci ha permesso, grazie alla rete costituita con gli altri Comuni, di poter dare qualcosa di più una volta che la catastrofe ha colpito tutta la Romagna".

Alberto Biondi