Avviso all’Europa, il lambrusco non si tocca

risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Bologna, 1 febbraio 2016 - Sarà anche vero che dobbiamo rimanere nell’euro perché la moneta comune consente di mantenere una buona stabilità con benefici per i mercati e le imprese. L’Europa però mi pare invasiva su certi settori dove si pretende di omogeneizzare tutto. Ho letto che si rischia di avere lambrusco prodotto a Madrid o in altre parti d’Europa. Giovanni Ferretti, Mantova

risponde Beppe Boni, vicedirettore de Il Resto del Carlino

Su cibi e prodotti agroalimentari l’Unione europea commette passi falsi. Ci sono prodotti legati alla peculiarità delle terre di origine che vanno tutelati perché sono un patrimonio economico e identitario fatto di cultura e tradizione. Ora, nonostante le rassicurazioni, l’Europa ci vuole scippare il lambrusco, l’oro rosso dell’Emilia Romagna, un vino diventato nobile che si esporta nel mondo. L’Italia deve opporsi con tutti i mezzi alla proposta di liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vini identitari e cioè che portano il nome del vitigno. Ci troveremmo il lambrusco fatto in Portogallo. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina,ha promesso (morbidamente) che farà di tutto. Ora serve una mobilitazione più ampia. Produttori, commercianti, aziende vinicole, associazioni facciano sentire la loro voce. Il lambrusco, distintivo del miglior Made in Italy, non si tocca.

beppe.boni@ilcarlino.it

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro