
Dalle morti sul lavoro allo sciopero generale. Dalla ricostruzione post alluvione al Jobs Act, con un riferimento anche al ’caso Massimo Gibelli’, storico portavoce Cgil e braccio destro di Sergio Cofferati quando fu sindaco di Bologna, "licenziato dopo 40 anni con il Jobs Act", come ha scritto in un post sui social che sta facendo discutere. Maurizio Landini, leader Cgil, ieri a Bologna all’assemblea generale della contrattazione all’Arena del Sole, ha parlato a tutto campo.
"Rispetto per le morti sul lavoro" è il cartello che ha alzato, assieme a centinaia di delegati presenti all’Arena del Sole, e dopo il flash mob un pensiero è andato agli alluvionati dell’Emilia-Romagna (tornerà a Faenza venerdì): "Stiamo vedendo che, oltre alle chiacchiere, il governo soldi non ne ha messi: abbiamo ritardi, la ricostruzione non parte, si stanno scaricando i costi sui Comuni e sulle persone che sono state colpite dall’
alluvione, questo per noi non è accettabile". Landini interviene sulle morti sul lavoro ("parole sante", dice, quelle del capo dello Stato Sergio Mattarella in merito alla necessità di maggiore sicurezza, "c’è una strage in corso") alla battaglia contro il governo, tant’è che Landini si prepara alla lotta: "Ci sarà una grande mobilitazione il 7 ottobre, se poi l’esecutivo non risponderà alle nostre richieste, dal fisco alle pensioni al salario minimo, lo sciopero generale non è escluso". Non manca un riferimento al referendum sul Jobs Act, "una legislazione che va cambiata". Da qui, l’atteso chiarimento sul licenziamento di Gibelli. Licenziamento che è stato impugnato. Landini getta acqua sul fuoco: "La Cgil ha proceduto alla sua riorganizzazione interna. Abbiamo scelto di non avere più la figura del portavoce del segretario generale perché è un lusso che non possiamo permetterci. Siamo un’organizzazione che vive sul contributo economico degli iscritti e dobbiamo avere attenzione su come spendiamo i nostri soldi. Il Jobs Act? Non c’entra nulla. Venne riassunto nel 2012...". Il riferimento è al fatto che il Jobs Act venne approvato nel 2015 dal governo di Matteo Renzi (che ieri non ha mancato di pungere "vergognati compagno Landini"), dopo la ri-assunzione di Gibelli. Gibelli era entrato nell’ufficio stampa della Cgil piemontese nel 1983, con Fausto Bertinotti, fino a diventare portavoce di Cofferati. Poi seguì quest’ultimo nell’esperienza di sindaco di Bologna, per rientrare nel sindacato nel 2012 come portavoce prima di Susanna Camusso, e poi di Landini.
ros. carb.